Gli occhi tuoi belli ingranditi dalla malattia, nel viso ripulito, non tacciono una mesta vaghezza crepuscolare. È vacante la pupilla, come avvolta da un pesante scialle nero.
Così mirando gli occhi tuoi belli sul fondo del mio cuore atterra un gemito in volo,
ma dalla mia gola un canto s'alza, per arrivare fin li, dove giaci, lontana, profumata da chissà quale fiore.
Immaginazione, mi regalò mia madre quando nacqui, come un monile di perle rumorose,
mi ricordano l'acqua del fiume che gorgheggia tra le pietre, prima di cadere in cascata, quando le sento strusciarsi, come pendoli miagolanti. Un eccitante sensazione. Felina, animale.
Una femmina, mia madre partorì. Una dote che ho dovuto imparare.