Scritta da: mromanetti57

Insonnia

Sogno, incubo,
poi insonnia feroce
mista ad un piacere strano
che invade le membra.
Il corpo agitato
giace là dove
è giusto che stia,
ma la mente vola via,
oltrepassa i confini
e giunge fino a lui,
che, inconsciamente,
la sta aspettando.
Non i corpi ma le anime
si uniscono in un abbraccio
folle e reale,
indissolubile e irreale.
E mentre cantano all'unisono,
attonite capiscono
che forse non si sono mai lasciate.
Maria Romanetti
Composta lunedì 8 febbraio 2010
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    Scritta da: mromanetti57

    Il bacio

    Era ormai nell'aria per entrambi,
    e battea le ali.
    Finché s'erse, s'impennò...
    e poi cadde con dolcezza.
    Quindi a lungo indugiò
    a suggellare quell'istante
    per un tempo interminabile.
    E i cuori in coro
    s'innalzarono eterei
    e volarono in alto
    fino nel firmamento
    dove diventarono
    eterne e inscindibili stelle.
    Maria Romanetti
    Composta sabato 22 maggio 2010
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      Scritta da: alemar

      Notturno

      Stancamente adagiata
      a un parapetto arrugginito,
      in silenzio e solitudine,
      osservo il mare.
      E il mare osserva me.
      Il vento agita le onde che,
      rumorose,
      mi corrono incontro,
      mi vengono addosso.
      Guardo gli scogli,
      uno è a punta,
      uno quadrato,
      uno arrotondato.
      Sembrano dei soprammobili,
      delicatamente poggiati
      su un tavolo di cristallo.
      Poi sollevo gli occhi
      e vedo la luna,
      una pallida luna,
      appena offuscata
      da una brezza leggera.
      Ritorno a osservare il mare,
      la sabbia,
      e la rabbia mi assale feroce.
      E vedo il tuo viso,
      appare e scompare,
      poi riappare e di nuovo svanisce.
      Un caldo tepore avvolge il mio corpo,
      nonostante il vento
      sia adesso gelido.
      Chiudo gli occhi,
      li riapro e resto così,
      immobile,
      a guardare ancora il mare.
      Maria Romanetti
      Composta lunedì 10 agosto 2009
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        Scritta da: alemar

        L'angelo

        Sono lacrime di un Dio minore.
        È nebbia inquietante
        di un girone dantesco.
        Per 42 infausti giorni
        in cui il tuo corpo minuto,
        per opera di famelica mano,
        è rimasto tra le pietre,
        sotto il fango.
        Per tetto
        non un cielo sereno,
        degno omaggio a
        cotanta freschezza,
        ma solo arida sabbia.
        Poi quel barlume di coscienza
        sovrasta la crudeltà
        e l'anima, ormai libera
        vola leggera fin qui.
        Accorrono gli angeli
        della volta celeste
        e preparano un'amaca
        trapunta di stelle,
        dove dondolare,
        come dolce bambina,
        il tuo corpo di marmo.
        Un cuscino di nuvole
        color alabastro,
        dove affondare,
        come implume pulcino,
        la tua piccola testa.
        Un'orchestra di cetre,
        trombe e violini,
        suona la melodia più soave,
        che sia per te ninna nanna.
        Ecco... ti sei addormentata,
        arriva un dolce putto,
        in punta di piedi
        e ti copre
        con una nuvola rosa.
        All'improvviso ti sollevi,
        apri gli occhi,
        smarrita ti guardi intorno.
        Poi svanisci nel nulla
        che adesso ti appartiene.
        Trepidante ti cerco.
        E ad un tratto le vedo,
        piccole, eteree, candide ali.
        Allora capisco...
        sei diventata un angelo.
        Maria Romanetti
        Composta mercoledì 10 novembre 2010
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          Scritta da: alemar

          Ti chiamo

          Ti osservo con gli stessi occhi,
          tu rispondi al mio sguardo
          con l'amore di sempre.
          Ti sorrido con la stessa smorfia,
          tu ricambi il sorriso
          con la gioia di sempre.
          Ti parlo con le stesse parole,
          tu resti immobile e taci.
          Ti chiamo e ti richiamo, disperata,
          ma tu non rispondi
          e mi fissi sgomenta,
          pallida e muta.
          Così vado via
          e tu resti a fissarmi
          dalla foto della tua lapide.
          Mamma!
          Maria Romanetti
          Composta nel maggio 2008
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            Scritta da: alemar

            Immagine

            L'amicizia era sopita
            ma non era morta,
            l'avevi chiusa in un cassetto
            ma la chiave era là,
            a portata di mano,
            anche l'amica era là,
            a portata di voce.
            Ma il tempo era un altro,
            la vita diversa, i sentimenti nuovi.
            Avevi appena girato una pagina
            e la sua assenza era già un'abitudine.
            Eppure se la mente
            tornava a quegli anni,
            i giorni divorati, le ore al telefono,
            le notti insonni, lo studio, l'amore,
            la paura, la pazzia, i segreti,
            le corse sfrenate verso la vita,
            il vento in faccia
            che ti apriva il cuore.
            E tutto questo insieme,
            sempre insieme.
            E allora via, ti dicevi...
            prendi il telefono,
            cercala, chiamala,
            ma poi, ma se...
            ma chissà, ma forse,
            meglio domani.
            E gli anni passavano.
            Poi un giorno, un incontro casuale,
            fa scomparire il tempo,
            prendi la chiave,
            apri il cassetto
            e ritrovi l'amica.
            Ed ora siete là sul divano,
            ancora insieme.
            Sul viso qualche ruga che,
            sapiente, il trucco copre,
            un capello bianco che la tintura,
            prepotente, cela.
            Delusioni e soddisfazioni,
            sofferenza e felicità,
            gioie e dolori, il dolce e l'amaro.
            Ma siete voi, care,
            vecchie amiche di un tempo,
            siete le stesse di tanto tempo fa,
            i cuori lo ripetono in coro,
            forse è un'immagine o solo un'illusione
            ma quel divano è lo stesso
            banco di trenta anni fa.
            Maria Romanetti
            Composta nel giugno 2007
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              Scritta da: alemar

              Alda... Ti ricordo così

              Il rossetto sbavato
              e l'eterna sigaretta
              tra le labbra.
              L'abito sciatto
              e la collana di perle
              sempre al collo.
              I capelli scomposti
              e quella smorfia
              vestita da sorriso.
              Gli occhi velati
              di candida follia
              e di un immenso
              bisogno d'amore.
              L'anima assetata
              di emozioni
              e il cuore livido
              per i calci che,
              innumerevoli,
              la vita ti ha dato.
              L'alone di mistero,
              il fascino del tuo sguardo,
              l'estasi della tua poesia,
              la grandezza della tua arte,
              la morte non lacererà.
              Maria Romanetti
              Composta lunedì 2 novembre 2009
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