Con i detriti ci si brucia anche se a rilasciarli è una cometa la terra ne attraversa l'orbita fatale è l'atmosfera frammenti di roccia si consumano per attrito. Splendono le scie luminose per essere ammirate nella notte fitta e lunga. Così, come per ogni fenomeno, ciò che si osserva è solo il risultato finale. Animi illuminati dopo tante catastrofi. Sguardi luminosi dopo tanti stravolgimenti, ritroverete l'incanto sotto questo cielo.
Un vaso per i fiori Un cesto di ciliegie Un letto grande e tutte le primavere che vuoi, In ogni inverno che posso. Un pettine per i capelli Un nodo al dito Una stanchezza immensa e tutti gli anatemi da amplesso In ogni malinteso che esiste. Un aquilone per desistere Un albero da piantare Una responsabilità da scaricare e tutte le soluzioni che vuoi In ogni circostanza possibile. Per tutte le volte che vuoi. Per tutte le volte che voglio.
Sei i passi che distinguo prima che tu giunga sulla soglia di casa. Un fugace spiraglio in dissolvenza che intravedo in lontananza. Il destriero. Il veliero. Battagliero e sognatore.
I miei pensieri inesplicabili varcano i precipizi delle tue smanie, che trascendentali solcano il cielo dell'est. Il vento contrario scaglia contro la roccia petali di rosa, il cui impatto è paturnia e petardo. Il cielo beffardo guarda su tutto. "Salva-guard(i)-a(mi)". Salva, guarda e ama. -Mi. - Ti.
Il vento si oppone con la sua leggerezza ad ogni sua scelta, le ricorda la sua pesantezza. È ormai una donna dai piedi di piombo che, si sposta al margine di se stessa e, alla deriva di chi è diventata si accorge di essere cambiata senza dimenticare la donna che è stata.
Guarda spesso all'indietro, ma al punto in cui si è fermata, si sente aggrovigliata e intrappolata, Tesse il suo destino anche se sgraziata.
Soffiano i suoi pensieri, restano sul fondo le sue emozioni, è in ogni dove se solo lo vuole. Saprà dove andare, quello è ricominciare, si farà trovare quando sarà il momento. Ha solo bisogno di tempo.
riesco a distinguere bene a chi non vorrei assomigliare e, tra le braccia di chi vorrei perdermi: di un'anima ribelle e libera, tempesta a volte e vento sempre.
Si veste di nuovi sogni, di nuove premure: dov'eri prima di incontrarla? L'arte dell'essere speciale, suona come scusa banale. Suona meglio "sono stato in ogni dove, dove non c'eri tu". Ma ora che ci sei, magari non hai la testa, non hai l'età e non c'hai voglia. Mi chiederò cosa ci sarà di speciale, la scompostezza di attimi, l'indecenza restrittiva di un darsi pace. Ma il non darsi pace affatto, per due che si smembrano e ricompongono, al guardarsi e sfiorarsi, troveranno la pace solo scambiandosi l'anima, le ossa. Non troveranno pace affatto, mai. Quell'essere speciale suona come un ritornello ridondante. Dove sei andato? Chi scrive le regole di questo bordello? Suona meglio "quanti difetti sopportabili". Non me ne andrei. Proverei a farmi trovare.
Da quando il precariato non ha più lasciato spazio all'immaginazione, Da quando, tu, non hai più lasciato casa dei tuoi, Da quando la fobia dell'impegno non suona più come una scusa, ma come una causa, Da quando le responsabilità limitate ti rendono più felice, Da quando le preoccupazioni le scarichi come barili sugli altri, Da quando non bevi più, non fumi più, non leggi più, non ridi più... ti sei praticamente reinventato, così dici. Ma secondo me non sei più tu. Da quando il precariato m'ha abbracciata, lo spazio dell'immaginazione s'è ridotto. Da quando, tu, hai lasciato casa dei tuoi, Da quando la fobia del disimpegno è diventata un'altra fobia, che suona un po' come dover aver sempre paura, ma fin quando ci sei tu, ogni paura è vinta, ogni mostro s'allontana, e un po' s'allontana me da te, che non è più la stessa cosa, di una freddezza diversa, di un'abitudine nuova. Da quando l'incoerenza s'è fatta precariato, da quando il precariato s'è fatto vuoto di cultura, non ho preteso più niente, da te, Un centro di gravità, la gravità è al centro. Da quando amare è anche essere amati, ma l'essere amato è dubbioso sull'amore, perché l'amore "che cos'è?", nel dubbio il precariato m'ha salvato. Non pretendo più niente da te, ma neanche da me, che se non fosse stato per te, avrei creduto nell'amore, ma da oggi credo al precariato. Alle cose concrete, infatti.