Ho sempre avuto l'impressione che fossimo vicini, come due frutti usciti dallo stesso ramo. Il giorno si leva mentre ti scrivo, il tuono brontola dolcemente, la giornata sarà piovosa. Ti immagino mentre ti raddrizzi sul tuo letto. Questa angoscia che senti, io la sento allo stesso modo. La notte ci abbandona la luce delimita di nuovo le persone Le persone piccolissime.
Steso sulla moquette osservo con rassegnazione l'alzarsi della luce. Vedo dei capelli sulla moquette, questi capelli non sono tuoi. Un insetto solitario scala i fili di lana. La mia testa ricade, si solleva, ho voglia di chiudere veramente gli occhi. Non dormo da tre giorni, non lavoro da tre mesi, penso a te.
Oggi noi viviamo in un nuovissimo regno, E l'ordito delle circostanze avviluppa il nostro corpo Bagna il nostro corpo In un alone di gioia. Ciò che talvolta agli uomini d'un tempo capitò d'intuire grazie alla musica Noi lo realizziamo ogni giorno nella realtà pratica. Ciò che per essi era campo dell'inaccessibile e dell'assoluto Per noi è cosa semplicissima e ben nota. Eppure, quegli uomini non li disprezziamo; Noi sappiamo di dover molto ai loro sogni, Sappiamo che non saremmo nulla senza l'ordito di dolore e gioia di cui è fatta la loro storia, Sappiamo che quando attraversavano l'odio e la paura, quando si urtavano nel buio Quando, poco a poco, tracciavano la propria storia In sé recavano la nostra immagine. Noi sappiamo che non sarebbero mai stati né mai avrebbero potuto essere, se nel profondo di sé non avessero nutrito questa speranza, Sappiamo che senza il loro sogno non sarebbero riusciti neppure a esistere.