Scritta da: Stefano Del Degan
in Poesie (Poesie d'Autore)
Sono.
Sono qui.
Respiro.
La realtà m'inventa
di lei leggenda.
Salve!
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Sono.
Sono qui.
Respiro.
La realtà m'inventa
di lei leggenda.
Salve!
Quando avrai insegnato al tuo cane
ad avventarsi su di un negro
e a strappargli il fegato con un morso,
quando saprai anche
per lo meno latrare e agitare la coda,
rallegrati: ora puoi
bianco!
Diventare governatore del tuo stato.
Frusta,
sudore e frusta.
Il sole apparve presto,
e incontrò il negro scalzo.
Nudo il corpo piagato,
sopra il campo.
Frusta,
sudore e frusta.
Il vento passò gridando:
- Che nero fiore nelle mani!
Il sangue gli disse: andiamo!
E lui disse al sangue: andiamo!
Partì scalzo nel suo sangue.
Il canneto, tremante,
gli aprì il passo.
Poi, il cielo silenzioso,
e sotto il cielo, lo schiavo
tinto nel sangue del padrone.
Frusta,
sudore e frusta,
tinto nel sangue del padrone;
frusta,
sudore e frusta,
tinto nel sangue del padrone,
tinto nel sangue del padrone.
Soldato, non so perché tu,
credi che ti odio io,
se siamo la stessa cosa,
io
te.
Sei povero, lo sono anch'io...
La palma sta nel patio,
è nata sola;
è cresciuta senza che la vedessi,
è cresciuta sola;
sotto la luna e il sole,
vive sola.
Con il suo lungo corpo saldo,
palma sola,
sola nel patio recinto,
sempre sola,
guardiana del tramonto,
sogna sola.
La palma sola che sogna,
palma sola,
che va libera al vento,
libera e sola,
sciolta da radici e terra,
sciolta e sola,
cacciatrice delle nubi,
palma sola,
palma sola,
sola.
Il nero mare
La notte livida sogna
sopra il mare;
la voce dei pescatori
bagnata nel mare;
esce la luna grondante
dal mare.
Il nero mare.
In mezzo alla notte un son,
sta arrivando nel golfo;
in mezzo alla notte un son.
Le barche lo vedono passare,
in mezzo alla notte un son,
incendiando l'acqua fredda.
In mezzo alla notte un son,
in mezzo alla notte un San,
in mezzo alla notte un.
E ora che l'Europa si denuda
per abbrustolire la sua carne al sole
e cerca ad Harlem e all'Avana
jazz e son,
vantarsi negro mentre applaude il boulevard,
e di fronte all'invidia dei bianchi,
parlare negro in modo vero.
Lo so, lo so, mulatta,
in giro tu hai detto
che ho il naso
come un nodo di cravatta.
Ma guarda bene che te
non sei mica meglio di me,
perché la tua bocca è larga
e sono tinti i tuoi riccetti.
Tante storie, per il tuo corpo,
tante storie;
tante storie per la tua bocca,
tante storie;
tante storie per i tuoi occhi,
tante storie...
Se tu sapessi, mulatta,
la verità:
io ho la negra mia
e non t'amo affatto.
Quando son venuto al mondo,
nessuno mi stava aspettando;
cosi il mio dolore profondo
mi si allevia camminando,
perché quando son venuto al mondo,
ti dico, nessuno mi stava aspettando.
Guardo gli uomini nascere,
guardo gli uomini passare;
bisogna camminare,
bisogna guardar per vedere,
bisogna camminare.
Altri piangono, e io me la rido,
perché il riso è tutta salute:
lancia della mia potenza,
corazza della mia virtù.
Altri piangono, io me la rido,
poiché il riso è tutta salute.
Cammino con i miei piedi,
senza stampella o bastone,
e la mia voce intera
e la voce intera del sole.
Cammino con i miei piedi,
senza stampella o bastone.
Con l'anima in carne viva,
qua sotto, sogno e lavoro;
già sarà quello di sotto sopra,
quando quello di sopra sarà sotto.
Con l'anima in carne viva,
qua sotto, sogno e lavoro.
C'è gente che mi vuoi male,
perché sono un poveraccio;
ma quand'essi moriranno
sarò al loro funerale.
Cosi mi vogliono male,
perché sono un poveraccio.
Guardo gli uomini nascere,
guardo gli uomini passare;
bisogna camminare,
bisogna guardar per vedere,
bisogna camminare.
Quando son venuto al mondo,
ti dico,
nessuno mi stava aspettando;
cosi il mio dolore profondo,
ti dico,
mi si allevia camminando,
ti dico
poiché quando son venuto al mondo,
ti dico,
nessuno mi stava aspettando.
Livida la notte sogna
sopra il mare;
la voce dei pescatori
bagnata nel mare;
nasce la luna gocciolante
dal mare.
Il nero mare.
Nella notte un son,
si avvicina alla baia,
nella notte un son.
Le barche lo vedono passare,
nella notte un son,
incendiando l'acqua fredda.
Nella notte un son,
nella notte un son,
nella notte un son...
Il nero mare.
- Ay, mulatta d'oro fino,
ay, mia mulatta
d'oro e d'argento,
papaveri e fiori d'arancio,
ai piedi del mare maschio e bramoso,
ai piedi del mare.
L'anima vola e vola
cercandoti lontano,
oh Rosa melanconica,
rosa del mio ricordo.
Guardo poco a poco l'alba
la campagna inumidisce,
e il giorno è come un bimbo
che si sveglia nel cielo,
oh Rosa melanconica,
carichi gli occhi d'ombra,
dal mio povero lenzuolo
tocco il tuo solido corpo.
Quando già alto il sole
arde col suo alto fuoco,
quando la sera cade
dal ponente disfatto,
io nel mio lontano desco
il tuo ignoto pane osservo.
E nella notte gravida
d'appassionato silenzio,
oh Rosa melanconica,
rosa del mio ricordo,
dorata, viva e umida,
tu discendi dal tetto,
mi prendi la mano fredda
e resti li a guardarmi.
Io chiudo allora gli occhi,
ma pur sempre ti vedo,
là piantata, a fissare
il tuo sguardo sul mio petto,
lungo sguardo immobile,
come un pugnale di sogno.