Sono qui di fronte a te con la mia finta felicità, i miei falsi sorrisi, che non possono nascondere il desiderio che ho di te, di toccare i tuoi capelli biondi, di sfiorare le tue labbra con le mie. Sei bellissima, lo vedo anch'io, ma non so dirtelo. No, non sono innamorato di te - non lo sono mai stato di nessuna - ma mi piacerebbe sentirti almeno per un attimo mia, provare emozione per un tuo sguardo d'amore ... io che non voglio amore eterno né pietà. Aiutami, ti prego, sto male: nel dolore che attraversa le mie risate stanche, nell'oblìo assurdo delle mie sere vuote. Inségnami ad amare, a dare soprattutto, a sciogliere il mare di ghiaccio per poterti ricevere e riscaldare. Aiutami a riscoprire il calore del mio cuore, l'ingenua energia di un bambino stupìto, il faro accecante del sole di luglio soffocante nel tardo mattino. Inségnami ad amare, senza pretese, senza progetti, senza troppe speranze.
Per tanto amore la mia vita si tinse di viola e andai di rotta in rotta come gli uccelli ciechi fino a raggiungere la tua finestra, amica mia: tu sentisti un rumore di cuore infranto
e lì dalle tenebre mi sollevai al tuo petto, senz'essere e senza sapere andai alla torre del frumento, sorsi per vivere tra le tue mani, mi sollevai dal mare alla tua gioia.
Nessuno può dire ciò che ti devo, è lucido ciò che ti devo, amore, ed è come una radice, nativa d'Araucania, ciò che ti devo, amata.
È senza dubbio stellato tutto ciò che ti devo, ciò che ti devo è come il pozzo d'una zona silvestre dove il tempo conservò lampi erranti.
Aspro amore, viola coronata di spine, cespuglio tra tante pasioni irto, lancia dei dolori, corolla della collera, per che strade e come ti dirigesti alla mia anima?
Perché precipitasti il tuo fuoco doloroso, d'improvviso, tra le foglie fredde della mia strada? Chi t'insegnò i passi che fino a me ti portarono? Quale fiore, pietra, fumo ti mostrarono la mia dimora?
Certo è che tremò la notte paurosa l'alba empì tutte le coppe del suo vino e il sole stabilì la sua presenza celeste,
mentre il crudele amore m'assediava senza tregua finché lacerandomi con spade e spineaprì nel mio cuore una strada bruciante.
Quando tu sarai vecchia, bimba (Ronsard già te lo disse), ricorderai quei versi che io recitavo. Avrai i seni tristi d'aver cresciuto i figli, gli ultimi germogli della tua vita vuota... Io sarò così lungi che le tue mani di cera areranno il ricordo delle mie rovine nude. Comprenderai che può nevicare in Primavera e che in Primavera le nevi son più crude. Io sarò così lungi che l'amore e la pena che prima vuotai nella tua vita come un'anfora piena saranno condannati a morire tra le mie mani... E sarà tardi perché se n'è andata la mia adolescenza, tardi perché i fiori una volta danno essenza e perché anche se mi chiamerai io sarò così lungi.
Se un giorno il tuo cuore si ferma, se qualcosa smette di bruciare per le tue vene, se la voce dalla bocca ti esce senza divenire parola, se le tue mani si scordano di volare e s'addormentano,
Matilde, amore, lascia le tue labbra socchiuse perché quel tuo ultimo bacio deve durare con me, deve restare immobile per sempre sulla tua bocca perché così accompagni anche me nella mia morte.
Morirò baciando la tua folle bocca fredda, abbracciando il grappolo perduto del tuo corpo, e cercando la luce dei tuoi occhi serrati.
E così, quando la terra riceverà il nostro abbraccio andremo confusi in una sola morte a vivere per sempre l'eternità di un bacio.
Voglio che tu sappia una cosa. Tu sai com'è questa cosa: se guardo la luna di Cristallo, il ramo rosso del lento autunno alla mia finestra, se tocco vicino al fuoco l'impalpabile cenere o il rugoso corpo della legna tutto mi conduce a te, come se ciò che esiste, aromi, luce, metalli, fossero piccole navi che vanno verso le tue isole che m'attendono. Orbene, se a poco a poco cessi d'amarmi cesserò d'amarti a poco a poco. Se d'improvviso mi dimentichi, non cercarmi, che già ti avrò dimenticata. Se consideri lungo e pazzo il vento di bandiere che passa per la mia vita e ti decidi a lasciarmi sulla riva del cuore in cui ho le radici, pensa che in quel giorno, in quell'ora leverò in alto le braccia e le mie radici usciranno a cercare altra terra. Ma se ogni giorno, ogni sera senti che a me sei destinata con dolcezza implacabile se ogni giorno sale alle tue labbra un fiore a cercarmi ahi, amore mio, ahi mia, in me tutto quel fuoco si ripete, in me nulla si spegne né dimentica il mio amore si nutre del tuo amore, amata, e finché tu vivrai starà tra le tue braccia senza uscire dalle mie.
Bimba bruna e agile, il sole che fa la frutta, quello che rassoda il grano, quello che piega le alghe, ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.
Un sole nero e ansioso ti si arrotola nei fili della nera capigliatura, quando stendi le braccia. Tu giochi col sole come un ruscello e lui ti lascia negli occhi due pozze oscure.
Bimba bruna e agile, nulla mi avvicina a te. Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno. Sei la delirante gioventù dell'ape, l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.
Il mio cuore cupo ti cerca, tuttavia, e amo il tuo corpo allegro, la tua voce sciolta e sottile. Farfalla bruna dolce e definitiva come il campo dì frumento e il sole, il papavero e l'acqua.
Nel mio cielo al crepuscolo sei come una nube e il tuo colore e la tua forma sono come li voglio. Sei mia, sei mia, donna dalle dolci labbra, e nella tua vita vivono i miei sogni infiniti.
La lampada della mia anima ti fa arrossare i piedi, il mio aspro vino è più dolce sulle tue labbra: oh mietitrice del mio canto serale, quanto ti sentono mia i miei sogni solitari! Sei mia, sei mia, vado gridando nella brezza della sera, e il vento travolge la mia voce vedova. Cacciatrice del fondo dei miei occhi, il tuo bottino ristagna come l'acqua il tuo sguardo notturno.
Nella rete della mia musica sei prigioniera, amore mio, e le mie reti di musica sono grandi come il cielo. La mia anima nasce sulla sponda dei tuoi occhi di lutto. Nei tuoi occhi di lutto inizia il paese del sogno.