Tutti intorno essendo irrorati di vita ma mollemente s'accende la scintilla tenerla perpetua è il problema alimentare la nitida favilla rischiarante angoli aggressivi terrori rigerminanti torturanti l'intimo nitore di un'idea sradicata diseducante l'uomo incompleto che ostinato s'aggira affamato.
Ottuso mostro la parola vacilla e si districa lebbrose intenzioni si svolgono si sciupano nei corridoi quotidiani nere acque lo sguardo s'inclina disincarnato nel prevalente pudore le rosse colline di viti si sono dissolte nelle nebbie degli anni restano simulacri non fungibili di corse strappate al pomeriggio le stagioni gemmanti si celano alle spalle
decadenti memorie si diventa in sussurrate precoci apatie ma fummo sempre precoci non so se vanto o irrimediabili vanità
ma così è stato, un improbabile esistere malamente declinato per frettolosi viottoli in superficie.
Di tremore in tremore s'allontanava l'intima luce si scolorivano i bordi delle giornate lunghe ringhiere in ombra di accatastati libri variopinti,
età passanti nei canali inconsapevoli cedevoli al moto inerziale lungo una retta invisibile con velocità costante di soffocati sussulti di materia di per se stessa immobile agitatasi nella geometria spazio-temporale invasa dal tessuto connettivo liquido circolante in un sistema chiuso ricco di acqua per ricordarci che tutti fummo pesci, blocchi primordiali della Via lattea.