Ottuso mostro
la parola vacilla e si districa
lebbrose intenzioni si svolgono
si sciupano nei corridoi quotidiani
nere acque
lo sguardo s'inclina disincarnato
nel prevalente pudore
le rosse colline di viti
si sono dissolte
nelle nebbie degli anni
restano simulacri non fungibili
di corse strappate al pomeriggio
le stagioni gemmanti
si celano alle spalle
decadenti memorie si diventa
in sussurrate precoci apatie
ma fummo sempre precoci
non so se vanto
o irrimediabili vanità
ma così è stato,
un improbabile esistere
malamente declinato
per frettolosi viottoli in superficie.
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