Scritta da: Patrice Sangiorgio
in Poesie (Poesie personali)
Superpoteri
Ho questi occhi larghi e convessi
che arrivano al molle delle persone
una grande fame sporca
lunghe gambe d'insetto
il respiro paziente
del buio.
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Ho questi occhi larghi e convessi
che arrivano al molle delle persone
una grande fame sporca
lunghe gambe d'insetto
il respiro paziente
del buio.
Angel mia venere imperfetta
proteggi i miei segreti
nel filare dei lampioni che si spengono
dall'alba che brucia intorno agli occhi
nella brace di un nuovo giorno.
Stelle filanti d'acqua
sfilano il tempo in pensiero
dormo nella pancia del ricordo
sono stato geisha
bruciavo al tuo respiro
ho dimenticato vite
sacrificato morti
niente è rimasto da fare
siamo stati ingannati
dal nome della tua solitudine
vanità.
Sotto questa mezzaluna
lo sbaffo di un rossetto
all'angolo della notte
mendico.
Pietà alla carne
tra parcheggi di fosforo
e le vie deserte
dei santuari del lavoro.
Il vento inesausto
disegnava a strappi sul viso
la larga macchia viola del giorno morente
chiudevo gli occhi per dare un contorno preciso ad alcuni volti del mio passato
li riaprivo e sparivano
grumi nello sfondo di rancori
confusi in addii imprevisti
mischiati tra la folla di gesti quotidiani
lasciati
nel silenzio compito
di parole orfane
quando si sognava altro.
Solo
soffio su collo
di pietra nuda.
Quello che ci lega è un filo d'argento
un ramo spezzato
il volo ubriaco di piccoli insetti
le asole del giorno dopo timori
rabbia, imbarazzo, il velo sfuocato di un'appartenenza.