La lingua dell'onda spumeggiante vivo velo di tempo immemorabile ha cancellato le anfibie impronte le tracce di pesci danzanti innamorati di fertili lune i graffiti sinuosi di rettili fuggiti da paradisi perduti...
così la schiuma del tempo dimenticherà i tuoi passi sulla spiaggia di Maggio e cancellerà le tue orme dalla faccia della terra;
i piedi nudi soltanto i semplici nudi piedi saranno i testimoni del tuo cammino:
dal calcagno umano di Achille al divino alluce di Marilyn antica misura di piccoli passi e grandi salti nel buio; il tarso e il metatarso flessi per sentieri e strade lastricate
dalla polvere di Maratona in guerra alle maratone di pace su ponti e viali di città; il piede esalta e coniuga
la falange dorata alla falangetta d'argento con la falangina di bronzo così calcheremo mondo dopo mondo, noi pedestri e terrestri.
Un certo giorno, di un certo anno, un certo Dio prese per mano il figliolo prediletto e lo portò sulla più alta montagna della terra; tanto alta che da lassù s'intravedevano, da un versante e dall'altro, i fianchi arrotondati del globo.
Figliolo, gli disse, guarda le cose a vista e quelle nascoste; ammira gli animali e le piante, i mari, gli estesi territori e i fiumi in corsa; cerca nel cielo, fruga nell'acqua. Un giorno figliolo tutto questo sarà come te stesso: ma dovrai nominare ogni cosa.
Il figlio guardava il padre che parlava: non guardare me, non nominare me! Che sono colui che sono! Che ho chiamato il cielo, cielo! E la terra, terra! Che ti chiamo: Adamah, per come sei, dalla terra venuto che alla terra ritornerà. Adesso tu continua: tu, dagli un nome!
Ammutolito Adamah ruminava pensieri, tra se e se misurava il fiato; mormorava, balbettava. Nella bocca di un uomo, per prima volta, il vento si faceva parola:... mh... mum... mem... mam... mamm... mamma! La voce umana echeggiò ed errò così di valle in valle.
Adamah e i suoi eredi andarono battezzando l'universo; chiamando il pane pane e il vino vino riempirono così i granai, le botti e i dizionari; costruirono muri di città e immense torri; fruttificarono alberi di melo e di banano; separarono madre da metro; e puntarono verso l'infinito.
Fu dato un nome ai compagni di viaggio, ai terrestri fratelli di vita che poterono gracidare, ululare, cinguettare; il leone volle ruggire ed il gatto miagolare; mentre l'aratro solcava la terra e la nave il mare; così la ruota strideva e cigolava sul selciato e l'aereo poteva rombare nell'aria.
Le parole cominciarono a volare con ali proprie: fiorirono idiomi per tutta la terra che seminarono versi, inni e canti; lanciarono al vento qualche incomprensione e troppo spesso raccolsero tempeste. I nomi si fecero Cesari e furono guerre; si dissero Joshua o Gandhi dando agli umani segni di pace.
Nel nome lapidario del nome, non dimenticare nessun nome; ama ogni nome come te stesso; e il sospirato fiato sia ricordato. Verbo del verbo che diviene carne; che completa l'equazione nell'evoluzione: il corpo umano, sia parola. Mongolfiera pindarica, stradivario galvanizzato nell'algoritmo complesso del tuo nome.