Rosaria
Rompendo
Ore
solitarie
Apro
Ricordi
Immensamente
Amati.
Composta lunedì 6 giugno 2011
Rompendo
Ore
solitarie
Apro
Ricordi
Immensamente
Amati.
Sii benedetta, mamma
per quanto mi hai dato
con gesti e parole,
per avermi guidato
nel mio cammino,
per avermi dato
gioia, fede e speranza,
perché hai saputo perdonare
senza giudicare,
per aver sopportato
in silenzio,
per aver sofferto
a causa mia,
per avermi guardata
con amore
sempre,
anche nel dolore...
sii sempre benedetta.
Spero... che domani
ci sia il sole,
e ci riscaldi il cuore,
perché si svegli
e speri...
di dare gioia,
di dare forza,
di avere gioia,
di avere forza
spero...
che l'anima si apra
e ascolti,
e attenda,
e abbia fiducia
spero...
che la serenità
vinca l'affanno,
la gioia
la tristezza,
il perdono
la collera,
il bene
il male,
l'amore
l'odio,
la vita
la morte,
... spero.
Pensavi che io non esistessi
... invece, eccomi
e voglio vivere del tuo piacere,
perché sei un'emozione grande,
in un tempo piccolo
... o un'emozione piccola
in un tempo grande,
perché sai girare la mia ruota
in un tempo piccolo,
perché tu con me sei te stesso
... come non speravi di poter essere,
io con te sono me stessa
come non sapevo di poter essere
... esaudirò ogni tuo desiderio,
perché tu esaudisci i miei.
ormai sono liquida,
scivolerò sulla tua pelle,
al tuo calore mi fonderò
mi fonderò con te
... non so niente di te
non so distinguere
la tua pelle dalla mia,
mi sembra il massimo
... non mi sembra,
ne sono sicura.
L'ombra
... solo
sei solo,
come un pensiero
mai pensato,
come una parola
mai detta,
come una nota
isolata,
come uno stelo
senza fiore,
come un'ala
che non vola,
come un giorno
senza luce,
come un cuore
che non palpita,
come il tempo
perduto,
come un sonno
senza sogni,
come un amor
smarrito,
... in quei momenti
senti... sei solo.
Silenzio.
Quiete.
Non odo voci,
non odo canti,
non sento passi,
non vedo luci,
non vedo stelle,
non vedo il monte,
non vedo il mare,
non vedo niente,
nemmeno l'albero di Natale
... e io, dove mi sarò nascosto?
Non ho dubbi.
rimpiango la pioggia.
Sospiro per una sua goccia.
Cerco il suo umidore.
La sua carezza liquida.
Il ritmo del suo cadere.
Il luccichio.
La sua trasparenza.
Quel velo di pulito.
L'armonia col malinconico.
Ho nostalgia.
La voglia di ripararsi all'asciutto.
E stare lì.
A guardarla.
A Sentirla.
A Pensare.
E poi scordarla.
Accoccolarsi.
Amarsi.
Tanto fuori piove.
... non ho dubbi.
Se solo sapessimo,
se solo potessimo,
se riuscissimo,
se ci convincessimo,
se solo cercassimo,
se accettassimo,
se non desistessimo,
se solo volessimo,
se capissimo,
se almeno tentassimo,
se provassimo,
se ardissimo,
se una volta osassimo,
se sognassimo,
se sempre sperassimo,
se immaginassimo,
se mai ci stancassimo,
se non imprecassimo,
se ogni minuto amassimo,
se ogni secondo perdonassimo,
se non ci chiudessimo,
se non deludessimo,
se non distruggessimo,
se offrissimo,
se ci accorgessimo,
se sorridessimo,
se piangessimo,
se non ci vergognassimo,
se ad ognuno sorridessimo,
se solo ne fossimo capaci...
Il buonumore non ha bisogno di nulla,
si sveglia ogni mattina cantando,
gioisce del solo fatto di esistere;
il malumore si sveglia brontolando
per il caffè che non è pronto,
per il tempo che non è buono,
e per quello che non passa mai;
il buonumore ha la sua culla nel passato,
e la sua vanga nel futuro,
il malumore seppellisce il passato,
e non sa vedere il futuro;
il buonumore sorride sulle contrarietà
e ride della quotidianità,
il malumore si adira
persino con se stesso;
il buonumore cammina da solo, a lungo, a piedi,
e sopravvive intatto al frastuono,
al ruggito della città in putrefazione;
il malumore brama d'immergersi
in quel ruggito,
il buonumore non vuole invecchiare,
il malumore è nato già vecchio.
Filastrocca del treno italiano,
che sale il monte,
che scende il piano,
che va lontano,
che va vicino,
che corre forte,
che corre pianino,
che a volte vola,
e a volte... s'invola...
c'era un treno che andava a Napoli,
che credeva all'amore dei popoli,
ma un giorno vi salirono tre scapoli,
dicendo: ce n'è uno uguale a Forlimpopoli
c'era un trenino piccino piccino,
e un passeggero era all'altro
vicino vicino,
tanto che ognun diceva:
più che un treno
pare un comodino.
c'era un treno che girava il Vesuvio,
ne aveva pure parlato Vitruvio,
correva pure
in mezzo al diluvio,
(lo aveva inventato Giove pluvio)
c'era un treno che dai campi flegrei
faceva dei giretti
bei bei bei,
e tutti s'affacciavano diletti
per veder che cosa,
non lo sa né lui né lei.