Vesto canovacci davanti a specchi io io io sempre io che non sopporto quel morbido silenzio della mente "a cosa pensi?" giuro lo stesso "non penso a niente".
Giorni a tessere parole, giorni ad indossarne te le regalo come il maglione per l'inverno, perché io le getterei nel fuoco del bidone all'angolo per tanto che bruciano le mie notti e le mie tempie.
E se fossi fermo a letto con il collo rotto, sai le fatalità della vita - e della guida - a cui ci sentiamo immuni nelle nostre notti. Se stessi come lui adesso e per i prossimi sei anni... Verresti a trovarmi? Dovresti pensarmi? Ma anche stasera butterò giù il tuo ricordo in un sorso, anche stasera tornerò a casa solo, senza rimorso per le strade basse delle nostre campagne ingoiando la lingua, masticando falangi tra quella nebbia che scioglie gl'occhi... Tranquilla, non ti chiederò più perché piangi.