Eclissato il freddo inverno un dolce sentore di primavera aleggia nell'aria. Sbocciano i fiori, tornano gli insetti, le rondini volano sui tetti. Il giorno estende le sue radici riconquistando i suoi spazi allungando le ombre degli edifici. Si riducono come matite le bianche punte innevate. I ruscelli riprendono vigore come candide lenzuola i letti tornano a riempire. Tutta intorno se desta un nuovo ciclo s'appresta. I cuori rattristati dai freddi stagionali come orologi vengono aggiustati. L'umore della gente di felicità si accende perché quella della natura è una forza potente.
Seduto in disparte con l'arte da parte la mente ristoro sciogliendo il pensiero. Con occhi velati protetti e filtrati in un mondo diverso ci siamo trovati. Asciutta è la gola dovuto all'arsura di ore passate con le labbra celate sofferto il saluto di chi ha lasciato sul campo colleghi stremati all'ultimo cambio. L'amara ragione di una mera visione si abbatte sulle spalle di un'intera nazione. Tagliati sfruttati stremati ridotti a tal punto da sistemi malati. Le schiene piegate da un peso eccessivo le mani guantate ad aspettare un respiro. Fa male vedere la vita sparire missione fallita ti vien da pensare. La mente vacilla il cuore traballa vorremmo che tutto fosse una balla. Ma siam pronti a celare paura e tristezza e a mettere in campo la nostra esperienza. Non siamo gli eroi di un mondo malato ma al meglio facciamo quel che abbiamo studiato. E quando il clamore avrà spento le luci le sabbie del tempo i ricordi inghiottito abbiate memoria del nostro lavoro più stima e rispetto vogliamo da loro.
Cruento dipinto d'infinito, madido di desiderio, vivido ricordo di un fremito incontrollato. Goffi e indecisi navigatori di terre sconosciute, due corpi che si dibattono all'unisono divenendo un unica creatura. L'incontro tra due sinergie originate dal medesimo istinto, dissipa ogni barriera emotiva. Sopraffatto il tempo, soggiogato dall'abbacinante lucentezza dell'amore, depone le sue armi e l'istante diviene eterno.
Cuore impavido di un sentimento atavico. Rifiuta il diniego e si nutre di speranza, rapito dall'impazienza, stordito resiste alla sofferenza. Anancastico creatore di desiderio, fremito involontario in un razional pensiero. Collassa e rigetta le regole del gioco, ubriaco alla guida nella strada della vita. Genesi imperfetta in una realtà sospetta, artefice di illusioni e amare incertezze, respinto dai frenetici ma araldo dei romantici.
È giunto un nuovo tempo, tutto è mutato in questa realtà sospesa. Dal vetro filtra una luce diversa, la normalità assume fattezze distorte. Dicotomiche sensazioni opprimono la mente che pavida cede allo sgomento. Nulla ha più una reale dimensione ogni cosa sembra essere fuori posto. Dove regnava il frastuono ora grida il silenzio, dove l'attività prolificava rimane solo la pigra immobilità, dove viveva la compagnia ora esiste nient'altro che solitudine. Come un mazzo di carte, è una vita mescolata da mani incerte. La cruda realtà, di questo provvisorio passaggio, dilania lo spirito spaurito. Quando tutto però sembra cedere allo sconforto, una folata di vento improvvisa, spalanca la finestra che separa dal modo. Odo il canto degli uccelli, il fruscio dei rami smossi il tiepido abbraccio del sole. È il concerto della vita che acquieta la mente e ristora l'anima. Allora abbandono la stazione delle paure per dirigermi alla fermata successiva.
Il pianto del cielo s'appresta al desio il velo di cipria squarciato dal sole soggiunto a sorpresa per dare l'abbrivio. Il moto ribelle il tempo ristora d'ampresto la terra s'asciutta i fiori satolli s'ammantano a festa. Non più dalla pioggia asservita l'erba compatta si drizza schierata. Il vento celato alla vista foriero di liete novelle traghetta lontano il gregge di nuvole ribelle. S'acquieta il livore cessato l'alterco nell'anima ritorna il sereno.
Con passo incerto percorro infiniti spazi. Come rondini i miei pensieri migrano dalla mia mente. Stanco trovo ristoro su di un ceppo d'ulivo che quieto cura l'anima. Chiamasti quel luogo amore che io il suo nome dimenticai nel tempo. Li fummo sinceri raccogliendo i frutti l'uno dell'altro. Parte di quei frutti attende ancor d'esser colta. Monito a memoria di ciò che era. Scalzo mi addentro nella valle dei ricordi di loro impregno il mio essere. Il pensiero fugace, sotto mentite spoglie, accompagna il mio incedere. Satollo abbevero l'arsura della memoria. Privato della sete cangianti quadri del passato sfilano nella galleria della mia mente. Le immagini mutano in emozioni e come uno tsunami travolgono la mia anima.
Come una cicala che al sole canta nella sua pur breve esistenza. Come una stella cadente che luminosa brilla di meraviglia solo per pochi istanti. Come l'eco che sorprende per un breve momento tra le pareti della montagna. L'amore brucia di un fuoco intenso in una vita senza tempo. Canto la sua passione, meravigliato della sua brillante lucentezza, sorpreso dal suo riecheggiare nel cuore all'infinito. Brutale nella sua intensa passione si erge a conquistatore.
Il cuore di un nonno è due volte più grande, per figli e nipoti l'amore lo espande. È tutto concesso a casa dei nonni son sempre disposti ad accendere i forni. Non dirlo a tua madre è il motto più usato e sempre segreto il loro gelato. La storia di vita che posson insegnare è più di qualunque romanzo stellare. Son sempre disposti a battere i tacchi soldati di leva son stati arruolati. Purtroppo non sempre vengon lodati a volte la vita ci rende accecati ma loro comunque anche stanchi e acciaccati per nostro bisogno son sempre arrivati.
E giunse il nuovo anno, nulla di particolare se non fosse per il febbraio bisestile. Da lontano però le prime voci iniziarono a circolare, in Cina c'è una nuova malattia spiegavano al telegiornale. Nessuno si preoccupava. Tanto la Cina è lontana si pensava...
i primi morti destarono scalpore, sorpresa e anche un po' d'orrore. Presi però dal ritmo frenetico della vita nessuno si preoccupava. Tanto la Cina è lontana si pensava...
quando l'esercito impose la quarantena circondando tutte le mura, tutti pensammo ma li c'è la di dittatura. Il virus però si diffondeva, fuori dai confini del paese si palesava. Ma nessuno ancora si preoccupava. Tanto la Cina è lontana si pensava...
il suo nome iniziammo ad usare, coronovirus o covid-19 lo si poteva chiamare. Anche in altri paesi iniziarono ad ammalarsi allora qualcuno iniziò a preoccuparsi. Tanto in Italia non ci sono contagi si pensava...
quando Codogno si manifestò all'attenzione del mondo, tutti fummo scossi nel profondo. È poco più di un'influenza ci rassicuravano, nel frattempo però le persone si ammalavano. Tanto colpisce solo gli anziani qualcuno pensava...
all'improvviso tutto divenne strano, niente più contatti. Noni si poteva neanche più stringere la mano. Tutti chiusi in casa ad aspettare, talmente esasperati da sentire il virus fuori dalla porta camminare, con indosso tacchi a spillo a zampettare. Tanto la zona rossa è lontana si diceva per sperare...
però qualcuno non credeva, di rinunciare ad un uscita con gli amici non poteva. Si continuava a far festa e passeggiare, più del virus era la noia a spaventare. Tanto a noi giovani non fa nulla continuavano a gridare...
quando però tutti riuscimmo a prendere coscienza che la vita di tutti ha la stessa valenza, tutto mutò nella sostanza. L'altruismo che ci distingue fece da collante, chi poteva aiutava indistintamente. Dai balconi si facevan concerti, cantavano tutti dai più bravi a quelli meno esperti. Tanto l'Italia si rialza iniziammo a cantare...
tutti nel mondo, dopo l'iniziale sconcerto, cominciarono guardarci con più rispetto. Pronti a reagire all'emergenza più grave, davamo lezioni su come ci si doveva comportare. Tanto l'Italia non indietreggia iniziammo a sperare...
e quando torneranno, perché lo faranno, a visitare il nostro splendido paese con più ammirazione guarderanno la nostra popolazione. Tanto l'Italia è la nostra nazione, e fieri racconteremo di questa generazione.