Ho abbattuto il muro una tempesta di perché troppo spesso inutili vengo a conoscere il tuo corpo mi basta la certezza tenero di tocchi alla ricerca del mio dove ogni angolo di pelle trema poi contratto perché sente che il mio di sussulti si accende e noi ci esploriamo in mille parti di noi umidi caldi invadenti bocche di meravigliosi baci tutto di te mi cerca perché maestro di fuochi non sai che io strega dell'acqua tutto di me ti do umori sudori e lacrime si confondono all'infinito mai sazi di amore mi sciolgo su di te mentre ti rubo mi prendi ed anche quando finisce non è finita sei il mio lenzuolo io il tuo cuscino la tua mano fra le cosce mi agita ancora e sento il tuo fiato sul mio seno non ancora placato.
Voglio vestirmi di neri merletti solo fino a domani sarò bella in attesa mi accenderò, mi chiederò, mi sognerò, mi spiegherò, mi arrenderò. Mistico riflettere di me su questa musica dolce ballerò imbratterò sulla faccia cento segni di guerra e forse varcherò la soglia senza rispondere al nome.
Angelo mistero spalanca le rigide piume vola! C'è un tetto di perle di fiume pareti di sughero caldo e un tappeto di muschio. Ti dona la ghirlanda di gerbere ed è festa fuori senti il violino che accompagna sospiri e risa.
Voglio vivere di più di tutti i giorni uguali aspetto i miei brava da 9342 giorni. Anche se il sole mi accalda il mare mi imbianca il verde mi accoglie il vento mi cura la terra mi serba. Sui muri di casa mia ombre bianche ed arcane che mi fanno compagnia senza darmi consigli solo oblii. La penna che scorre e il variabile umore in sintonia con voi tre distratti da altre luci nella salita infinita di farmi volere.
I boschi saranno bianchi domani… Finalmente meandri esplorati dell'anima dove odi e maledetto noi serravano l'affetto Divino. Ci saranno premature poi eterne Primavere e paradisiaci tetti dipinti di rosa terrazze sul mondo a badarci tenere per mani. Valli di manna ruscelli di latte dove tutti si inebrieranno.
Perché scrivo e sogno tenue lampare su specchi inquinati brulicati di stelle cadenti tante quanti i desideri. Schiaffi di sottile bruma come grande battesimale che cerimonia da sempre rene disorne di conchiglie. E lui con la presa nel crine che a pelo galoppa la bestia ubbidiente nel fascio della luna e finalmente mi trova.
All'indietro nel tempo per non dire no ai tuoi stretti sconosciuti, non rinunciare più a brividi sotto le mura, salire le scale quella prima volta da sola aspettarti discreta comparire dalla tua cavalcata, vedere la tua luna nelle piccole ore d'estate, correre al tuo richiamo tra la notte e l'alba sull'asfalto, abbandonare la gente e ritrovarsi noi due, smarrirmi sul terrazzo un sì temerario per non impaurirti d'amore perdonandoti tutto.
Ora non la voglio la luce perché nel mistero dell'ombra riconosco i suoi colori Sagittario delle stelle dalla lunga criniera che galoppi sulle verità scappi verso la luna piena se sei nudo di sogni ti vestirò di fiori proteggerò con oli il tuo mantello delicato alleverò con lavande la tua mensa agre.
Le lacrime del sabato sera sono più salate e grigie somigliano una vecchia densità che tarda a scendere io, non sono la tua donna clandestina anche per me. Nella pista sotto luci argento ballano coppie di sempre dalle facce disilluse si tengono per mano io però non sono con te ti abbraccio solo con gli occhi. Continuare le pene, le notti, i giorni del telefono muto, nero. Distante però mi parla, mi racconta di altri letti sgualciti io, non sono la tua amante di un'incessata dimenticanza. Compagnie che ridono alle mense tanti, troppi visi che conosco da brevi e lontane date mescolata fra le sedie di paglia io, non sono l'avvezza mica di saltuari disegni. Giorni di festa quelli veri da dividere quasi sempre abbandonando quotidiani pensieri e risa leggere io, non sono la tua compagna di incontri accaduti per garbo. Amplessi, regali, pochi baci del vino candele, parole, spaghetti e canzoni, muovono scomposti sulla scacchiera io, sono la dama di giochi di un fante, quando alfiere o re che dà scacco matto.