Convivo o mi sposo?

Mi chiese educato un tizio imbranato:
convivo o mi sposo?
Domanda complessa, incognito amico,
quesito oneroso;
perché, se ti dico: la convivenza,
qualcuno direbbe commetti peccato,
che t'ho consigliato il concubinato;
in tempi passati era voce proibita,
passo insensato che bollava una vita.
Certo, le usanze sono cambiate,
la vita in comune diviene esperienza,
parola e promesse non sono giurate
c'è indipendenza, cambio, franchigia,
quando sei stanco ti fai la valigia.
Il matrimonio prevede più impegno:
quel "congiunto da Dio non separare"
grava in capo come mazza di legno.
È intesa, fusione, donarsi, donare,
catena giurata, di fede, d'offerta,
gioco amoroso, convinto, sicuro
per affidare la specie al futuro.
Queste le norme amico mio,
ma vuoi un consiglio? Affidati a Dio,
tanto il rischio esiste comunque
ed è di prassi, si dice dovunque:
il matrimonio è manicomio
la convivenza è sofferenza.
Quindi convivi o ti sposi, ragazzo,
ti grideranno gli amici: sei pazzo.
Ugo Mastrogiovanni
Composta venerdì 1 gennaio 2016
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    Freddo in montagna

    La stanza rigida e l'alito che fuma.
    Sibila il vento, ulula, infuria,
    sbatte, s'adira.
    Un noce nell'orto combatte;
    scheletrito e bruno si curva,
    scricchiola, si drizza, quasi s'abbatte;
    si scuote, s'inchina, si torce.
    Sull'erba in ginocchio,
    atterrito e tremante, piagnucola il passero:
    a stento saltella.
    Belante un agnello prillando rincasa,
    rincasa intirizzito un cane,
    un pastore ammantato s'affretta;
    la vetta ondeggiante si copre di nebbia.
    Qualche finestra s'assicura sbattendo;
    continua il vento e il cielo s'abbuia.
    Fumano i comignoli.
    Ugo Mastrogiovanni
    Composta domenica 12 gennaio 1958
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      La ricordavo

      Sinuosi segreti ricordavo
      di quando scolpita la guardavo
      imponente, candida, avvenente
      nell'avvolgente policromia del sole.
      Ingrata memoria cancellava gli anni,
      senza pietà li sfigurava il tempo.
      Non l'avessi incontrata!
      Di pena un'ondata possente
      un dolore inatteso all'istante
      ma svicolarmi fu più prepotente
      due passi e cambiai strada.
      Sgarbato, scortese, villano
      mi dissi, neanche la mano;
      vergogna, mi ero scordato
      che anch'io ero in peggio cambiato.
      Ugo Mastrogiovanni
      Composta giovedì 12 marzo 2015
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        Amore acerbo

        Di palpiti fragori prepotenti
        e pioggia di lacrime sui vetri
        il patire di due cuori ardenti.
        Rovesci di pianto senza spazio
        tra strette, gemiti e singhiozzi.
        Nel frattempo si compiva il rito
        poi che sazio sparivo.
        L'inevaso quesito di quei baci
        m'affogava e mi mozzava il fiato,
        ma purtroppo cessava.
        Con rispetto conservo quel monile
        in uno scrigno d'oro adulterato
        come frutto assaporato acerbo
        che tutt'oggi mi contorce il petto.
        Ugo Mastrogiovanni
        Composta domenica 1 gennaio 3015
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          Monologo

          Sale il sipario, albeggia la scena,
          a luce piena l'occhio è sul volto
          m'inquadra il busto, segue le mani;
          sarebbe giusto sfumare l'ombra,
          sfasare i piani posti sul fondo,
          ma rilassatevi, sarò spedito.
          Grazie a tutti d'aver gradito,
          il giorno e l'ora del mio invito.
          Giusto sarebbe dirvi chi sono
          l'identità, il tema del dire,
          motivo o mai di mia presenza,
          saper se tutti vorran sentire,
          di poi l'inchino di riverenza.
          Ma non fiaterò, sarò silente
          non sfoggerò glorie e carriera,
          rimarrò in voi solo un bel niente.
          Ricorderete lo sconosciuto
          venuto per dire parecchie cose,
          ma sostò muto senza fiatare
          e che scomparve nell'arrivare.
          Forse uno spettro di proiezione,
          inganno, un sogno, un'illusione?
          O ripensando al quel suo miasma
          fosse davvero stato un fantasma!?
          Ugo Mastrogiovanni
          Composta domenica 12 maggio 2013
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            Tradimento

            Fuma l'erba del campo alla calura,
            l'ultimo sole sulla terra muore,
            su noi tutto s'oscura.
            C'è rabbia di desideri;
            il tuo corpo ingabbia strani piaceri;
            con le moine se ne vanno
            gli avanzi dell'inganno.
            Ti trascini senz'alma
            precarie storie provvisorie
            di questo e quello,
            chiedi non dai,
            mordi l'ora affamata,
            trascurando il bello.
            Intanto, torna dal podere,
            il tuo compagno stanco,
            col piacere di portarti una rosa.
            Ugo Mastrogiovanni
            Composta domenica 16 agosto 1970
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              Chi sei per me

              Tu sei per me la nuvoletta bianca
              che soffice e lontana
              aspetta il bacio del vento;
              la perenne fontana d'ambrosia.
              Sei d'argento la brina
              ch'adorna l'erbetta con mille goccioline di brillanti.
              Sei la fata turchina che serio e geloso
              serbai con rispetto
              nel verde cassetto dei miei sogni.
              I diamanti del mondo, il mistero del cuore,
              sei le perle del mare.
              Sei la dolce canzone d'amore
              che pura e celeste
              m'investe con voci d'incanto.
              Sei il pianto del sole che lieve e dorato
              s'adagia sul bianco deserto di neve.
              Nel parco stregato: un'orchidea celeste,
              nel cielo dorato: la veste dell'Eterno,
              per il mio cuore ardente: un tempuscolo d'eternità.
              Ugo Mastrogiovanni
              Composta venerdì 29 novembre 1957
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                È la quiete

                Valli lontane,
                luna d'argento e lagna d'un cane.
                Il venticello profumato di croco carezza il silenzio;
                vagan le nuvolette spolverando la luna.
                Nella cuna di querce e nell'orto assonnato l'incessante grillio.
                È il silenzio.
                Dorme il pollaio ricoperto di penne,
                dormono le viuzze stanche,
                dormono i campi di stoppie,
                la casetta con le grate sull'aia dorme;
                dormono i fiori, riposan le rose, le cose tacciono:
                è la quiete.
                Sonnecchia il paese e l'uomo riposa.
                Ma qualcuno veglia,
                posa il mento sul palmo e guarda,
                contempla e pensa, riflette l'infinito.
                Ugo Mastrogiovanni
                Composta mercoledì 1 gennaio 1958
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