L'infame colonna
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L'infame colonna avanza attraverso distese di bianche ossa scheggiate e sabbia vetrificata.
I suoi abnormi sforzi, derisi, frustrati da un sole inumano si schiantano ignavi contro il muro della solitudine.
In testa alla colonna, un fiero condottiero, leone fra gli scarafaggi, appoggia la sua figura zoppa sul terreno come un albero carbonizzato, le membra un tempo orgogliose che si piegano scarnificate da sole e dal vento che, carico di affilata polvere vetrosa, erode le pelli ed i cuori di quei semiumani che marciano come colonna infame e cenciosa.
Gli occhi vacui rivolti al cielo di opaco smeraldo, il generale si chiede, nella tomba incrostata di luridume della sua mente: "Dio, che tutto controlli e tutti proteggi dove sei finito? Perché non pasci più i tuoi greggi? Perché li pascoli con cenere e ossa vetrificate? Possibile che anche tu sia sparito, ingoiato da ruggente incendio dell'olocausto atomico? Rispondimi o Dio maledetto!"
Ma dal cielo non giunge che un macabro cachinnio di ossa come sonagli.
Il generale avanza imperterrito nonostante il silenzio che gli trafigge le viscere.
Il viaggio prosegue senza fine, prosegue, tetro sforzo senza Dio, verso nessuna meta.
In fondo alla colonna, una donna, mai stata bella, mai stata amata, sfregia ... [segue »]
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