Se i miei nervi avessero il bianco di certe carni
che mi si strappano
sotto la falce delle lune che si riempiono
di quegli astri insanguinati
che congiungono il buio del tetto eterno che mi sovrasta
e la terra marcia che calpesto con la lingua
che arriva a strisciare
per assaporare il gusto di ciò che mi resta di reale
bagnandomi delle stesse lacrime rosse-stellari
tras-figurarmi
nella dimenticanza del sonno
che giunge
nero
umano
fisico
come abbraccio di morte.
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