Da lontano
Come un fulmine che mira l'asse sagittale del corpo
ci penetrò di colpo
il chicco della cognizione della morte,
lontano, là, sotto il sole di fuoco
davanti al campo di grano come un deserto
celato da un gioco equivoco di raggi e vapore
de calore.
Inerti e vili siamo rimasti così lontano
guardando perduti il campo di grano
immerso nei cerchi di silenzio strano.
Nell'immensa morte, un girasole
si volta lentamente
come fissarci negli occhi con la forza della mente
poi, con un inchino quasi meschino:
quel fiore confidente del giallo re bollente
ci invitò all'ultima orgia e sceneggiatura
del mese d'oro della mietitura.
Ma io rimassi ancora guardare da lontano
le spighe svelte, splendente
con quella doratura...
Non capivo più quale delle due è più dura:
la vita o la morte.
Composta domenica 4 agosto 2019
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