Oggi l'ultimo dei buoni giorni
Poi tu vidi infine ascoltasti
– quasi toccasti con mano –
che non era suono ma oddio
un grido! Non grido ma strazio,
anzi strepito – forse un urlo... -
certo voce di dolore grande:
dov'è finito un marito che non torna?
(E questo successe, ma chi può ricordare, chi può?
Già è stato, non una volta, tutto ciò che sarà
ad altri è stato forse, quando chissà: ricorda bene...)
È venuto l'Abacista, con un libretto pien di note,
sue segrete, il "Mago" Oliviero, voleva saper
tutto, dice ch'ha preso il mondo, così berciava il barbone Thomas
E le vie son pregne d'alcol, striate d'assenzio,
e Giulio Rossi - non so se già sapete - non c'è più,
lui che nella vita – dov'è? Dove... - era astrofisico
(Lo piange la moglie Elide – da quanto? Da quanto sa? –
più che non possa occhio di uomo,
com'avesse perso le gambe o i piedi – la testa pure... - )
Aveva scoperto – riteneva e diceva –
come nata fu la Terra e l'Universo tutto
e affrontando galileiano destino, oltre a
nife, sial e sima aveva notato sei punti
in cui la Terra dentro esplodeva fuori – sei? –
Voleva davvero saper bene di più
come se tornar potesse tanto dietro
nel tempo più che gli altri
Disse acqua, terra, fuoco e cielo sì,
ma altro dev'essere stato perché
dal nulla si fece aria, luce, fuoco e pianeta.
Il grigio suono pareva aver tolto così
ai rumori del mondo quel tam-tam
- che sarà stato? - che romanticamente
perfetto rendeva tutto: non tornò più
Rossi, l'astrofisico scomparso, e che sapeva,
e non si sa ora se apprestare lo svedese premio
per quest'uomo non come tutti, o la nostrana tomba.
Ecco, tu lassù, il Sole... Vedici sempre nudi e vergini,
oppure sta, arresta il tuo moto, affonda i raggi
nelle ombre, dove non è più né questo,
né tutto, qui, né dove più ancora,
né il Nulla, dove non si sa come sia, che tutto sia,
se pure che fosse non era ogni cosa.
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