La rosa tarda
Le bionde Grazie schiusero
Al ghirlandato aprile
Le verdi porte, e mancavi
De' fiori il più gentile?
Con le sue mani ambrosie
L'innamorata Aurora
Dal Cielo umor freschissimo
Per lui non sparse ancora?
Tu, fior splendente e semplice
Come la mia vezzosa,
Tu fra le spine floride
Ancor non spunti, o Rosa.
Mentre vedeati sorgere
Il gajo Anacreonte
Inni t'ergea cingendosi
Di te la calva fronte.
E in mezzo a danze e giubilo
L'altrui chiamava aita
Onde cantar tua morbida
Foglia agli Iddii gradita.
Tu sei trofeo di tenere
Grazie, sei giuoco, o Rosa,
D'amor nei giorni floridi
A Citerea scherzosa.
E che fia mai d'amabile
Senza il bel fiore? infine
Le Ninfe han braccia rosee,
L'Alba le dita e il crine.
Così cantava il vecchio
Tejo poeta; Amore
Dettava i carmi, memore
Di te suo caro fiore.
E a noi sei caro: immagine
Tu delle guance sei
Di Lei che tien l'imperio
Su tutti gli atti miei.
Di Lei che bella e fulgida
In sua bellezza or viene,
Che con un sguardo sforzami
Baciar le mie catene.
Ma sorgi ormai, purpuree
Bel fiorellino, sorgi;
Tu alla mia dolce vergine
Gaja ghirlanda porgi.
Su le sue chiome d'auro
Tanto sarà più vaga
Quanto vicino al latteo
Seno che gli occhi impiaga.
Deh! sorgi, o fior! l'armonico
Plettro ch'Amor risuona
Da tuo fragranti foglie
Gentile avrà corona.
E a questo sen medesimo
Io ti porrò, bel fiore,
Come verace effigie
D'un innocente core.
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