Per le saette tue, Amor, ti giuro,
e per la tua possente e sacra face,
che, se ben questa m'arde e 'l cor mi sface,
e quelle mi feriscon, non mi curo;
quantunque nel passato e nel futuro
qual l'une acute, e qual l'altra vivace,
donne amorose, e prendi qual ti piace,
che sentisser giamai né fian, né fûro;
perché nasce virtù da questa pena,
che 'l senso del dolor vince ed abbaglia,
sì che o non duole, o non si sente appena.
Quel, che l'anima e 'l corpo mi travaglia,
è la temenza ch'a morir mi mena,
che 'l foco mio non sia foco di paglia.
dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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