Dedica
Davanti a questa pena s'incurvano i monti,
Non scorre il grande fiume,
Ma tenaci sono i chiavistelli del carcere,
E dietro ad essi le "tane dell'ergastolo"
E una mortale angoscia.
Per chi spiri il vento fresco,
Per chi sia delizia il tramonto,
Noi non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
Sentiamo solo l'odioso strider delle chiavi
E i passi pesanti dei soldati.
Ci si alzava come a una messa mattutina,
Si andava per la capitale abbandonata,
Là ci s'incontrava, più inanimate dei morti,
Il sole più in basso e più nebbiosa la Neva,
Ma la speranza canta sempre di lontano.
La condanna. E subito sgorgano le lagrime,
Ormai divisa da tutti,
Come se con dolore la vita dal cuore le strappassero.
Come se con rozzezza la rovesciassero indietro,
Ma cammina. Barcolla. Sola.
Dove sono ora le amiche occasionali
Di quei miei due anni maledetti?
Che appare loro nella bufera siberiana,
Che balugina nel disco lunare?
A loro invio il mio saluto d'addio.
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