A cosa serve indugiare, rimanere
dietro la tendina che si annerisce,
guardare il miraggio in faccia,
quando la malforme primavera fa scorrere
la sua sciabica nell'isolato dei single:
un balenio di nafta nel cervello,
il ventilatore sfiletta il fumo,
e nel nido di un palchetto sul retro
gracchia una vecchia comédienne.
Già il tuo profumo mi ferì.
Quando ti scottasti le dita,
sentii un bruciore in mano.
Ma il periodo di grazia è passato,
è tempo, finalmente, che finisca
ciò che un tempo era eterno:
l'accendino fiammeggia, tira via
il miraggio dal volto,
batto il pugno sul gioco, distruggo
un'altra nave aliena.
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