Scritta da: Silvana Stremiz
Fu quando la cisterna si riempí
di acqua aprilina
e un'algebra sottilissima inghiottiva
tutti i sensi degli uomini in un punto.
Occhi lunghi di gru trattenevano
l'ombra
sui rilievi delle felci;
crescevano le ali dei merli
e il bosco era come l'unghia che
s'infilza
con un colpo secco. Era tutto
nuovo e strano,
eppure un peso abituale
nell'aria sequestrava la speranza.

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