È il tuo odore, questo?
Mi vaporizza tra le tempie insieme all'impressione dell'eterno.
S_confino i miei limiti e guardo alle iridi cadenti in pezzi di cielo.
Tra le nervature delle foglie, il volo di rondine.
Ad occhi chiusi e mano sul cuore, così voglio sentirti,
con voce tra i rami ed accenni di sole.
Snaturarmi in evanescenza per morir la morte,
ché sembri ancora qui quando i polmoni s'aprono e si spaccano per contener il mio ed il tuo respiro.
Incontro le tue braccia nell'aria quando s'increspa col freddo ed allora, ci vuole il caldo e lì ti ritrovo.
Sei nel remoto, ma le narici mi dicono che sei nel presente.
Stagioni di chiaroscuri, tra gli umidi ed i freddi, i bui di certe albe che sono peste più delle notti dove la solitudine acceca, ma non illumina.
Vivo d'onirico il mio reale per sgravarlo di zavorra e rendo vero il mio sonno, ché stringerti lì è più probabile.
Dove sto smarrendomi, giungi senza spaventarmi.
Mia madre è ancora giovane.
E tu, salvami.
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