Al fanciullo Elis
Quando il merlo nel nero bosco chiama, Elis
questo è il tuo tramonto.
Le tue labbra trincano la frescura della azzurra sorgente.
Lascia, quando la tua fronte lieve sanguina,
le antiche leggende
e l'oscuro significato del volo degli uccelli.
Ma tu con tenui passi entri nella notte
piena di tralci purpurei
e tu più bello muovi le braccia nell'azzurro.
Un roveto risuona
dove sono i tuoi occhi lunari.
Oh, da quanto tempo, Elis, sei morto!
Il tuo corpo è un giacinto
in cui un monaco immerge le ceree dita.
Una nera caverna è il nostro silenzio.
Ne fuoriesce talvolta un mite animale
lungamente abbassa le pesanti palpebre.
Sulle tue tempie sgocciola nera rugiada,
L'ultimo oro delle tramontate stelle.
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