Vibra il cellulare. È notte, dopo le tre. Dall'altra parte
una voce nota, in lacrime. Venite, dice.
Dice: è a terra. Il suo cuore non
batte più. Davanti al portone, c'è l'ambulanza.
Ci sono i vetri rotti, il caos per le scale.
Poi la rabbia, la rianimazione; il suo corpo
disteso spento fra le mattonelle accanto al letto
mentre gli infermieri spingono nel suo petto che non batte
non batte, non batte e invece poi
ricomincia. Qualcosa nelle vene ancora
da dove non si sa ci riporta tutti
in una preistoria senza spazio, in un
dislocato asma
sospeso, cieco intangibile
levare di tutto il fiato, lì
dove un mondo vive nella mente
e nessuno sa perché.
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