Il barbone
Sai, fratello, t'ho visto l'altra sera!
T'ho visto, appena giunto alla stazione,
con un trancio di pizza e qualche pera,
con le tue cianfrusaglie e col cartone.
Ti ho osservato aggirarti lentamente
in cerca d'un posto un po' al riparo
dal gelo, un po' nascosto dalla gente,
per mandar giù qualche boccone amaro.
T'ho guardato in silenzio, con pietà,
ed ho provato a entrare nei tuoi panni,
cercando intorno un po' di umanità
qualcuno che mi strappasse dagli affanni.
Ho trovato l'indifferenza più assoluta
di tanta gente, che non volea capire,
gente che al mio patir restava muta,
quasi annoiata, senza intervenire.
Solo la strada avevo a fianco a me:
la strada che talvolta è più accogliente
e non ti lascia solo, anche perché
abbraccia nel suo grembo tanta gente
d'ogni razza e d'ogni condizione,
non chiede mai a nessuno il passaporto
non guarda il ceto sociale o la nazione,
non ride se sei brutto o se sei corto.
Forse domani ti troveran stecchito,
disteso su una panca o sotto un ponte,
oggi per te nessuno ha mosso un dito,
e pur 'io che t'ho avuto di fronte
seduto a terra, là nella stazione,
non t'ho allungato neppure mille lire
e son passato anch'io con distrazione,
fingendo di non vedere e non sentire.
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