Giorgio La Pira
Quante volte quelle parole ho ripensato,
buttate come un seme tra quei banchi
da quell'omino, che non ho scordato,
e che rivedo ormai con gli occhi stanchi.
Parole, trascinate via dal vento,
quando non si stava ad ascoltare,
ma che son ritornate ogni momento
se un dubbio mi stava a tormentare.
Parole forti, contro ogni violenza,
quella subita, nel periodo fascista,
parole dolci, per invocar clemenza
per quanti uscivan dalla diritta pista.
Parole amare, per deboli e sfruttati,
che non hanno alcun mezzo di difesa,
parole severe, per l'indifferenza degli stati
agli eccidi di gente povera e indifesa.
Semenza, sì, era proprio semenza
caduta in parte su un'arido terreno,
ma tant'altra ha generato conoscenza,
amor per gli altri, ricerca del sereno
nei rapporti interni alla famiglia,
nelle relazioni umane tra le genti,
nel rispetto per chi non ti somiglia,
restando vivo tra gli indifferenti.
Quelle parole oneste oggi risento
e sembrano assordanti dentro il cuore,
oggi, che tanti in questo firmamento
non seguon più la strada del Signore.
Composta giovedì 27 maggio 1999
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