Dedica deviata di un suicidio
Hanno detto che ho sbagliato,
perché si dice sempre così,
a meno che non si abbiano le ore contate.
È eticamente errato interrompere
il proprio circolo vitale,
abbandonarsi nella sorte di quello che nessuno conosce
e tanti inventano.
Ho tentato,
ho provato invano ad abbracciare lo sconosciuto mistero,
ma sono tornata,
nell'indecisione di un futuro e nell'angoscia di un presente che sarebbe diventato passato.
Vigile di me stessa porterei il tempo indietro
e darei la dose letale,
ma spesso ripenso alla ragione,
all'anima della questione
e mi sento inerme attorno a stupide verità.
Sfatta dagli eventi delle multiple assenze,
in guerra con me stessa
e il bisogno di cambiare,
per sempre,
radicalmente,
portando un'esistenza là dove vita non c'è.
Mi sono guardata dentro nell'aridità immensa
ed ho capito la spinta che fu quasi definitiva.
Indefinibile essere vivente,
ci eravamo impigliati in una rete dalla quale sapevamo non saremo mai usciti.
Andavamo e venivamo dall'inferno al paradiso,
e se prima ero stata la carnefice
dovevo poi immaginare che il macellaio saresti stato tu.
Le cose finiscono,
si rompono,
si spezzano,
ma i rapporti non sono cose,
solo che eravamo incoscienti del nostro capolinea.
Intuita l'interruzione che sarebbe comunque avvenuta per volontà mia,
mi sono spinta là,
nella soluzione più facile,
con una lettera generica,
che oggi porterebbe il tuo nome e cognome,
non tanto per ferirti, ma per darti un senso,
in questo schifo di universo dove per tutti sei nessuno,
e dove nessuno ha visto quello che ho visto io.
Non ti appello con aggettivi,
non ti lodo e non t'infamo,
il mio ritorno alla vita sarà lento,
e tu, credimi, non ci sarai più.
Quello che resta è solamente la colpevolezza di un "noi",
al quale vorrei sfuggire anche solo con il ricordo.
Sono svanita, ti ho cacciato,
ci sono riuscita.
Sono rimasta sola nella mia compagnia,
quella di sempre e per sempre,
quella che non inventa o sventra.
Ti concedo di riconoscerti in questo amaro testo,
nell'intero contesto,
e adesso lo so,
mi detesto,
perché a volte ti penso.
Sei stato l'errore in una via di fuga,
ci siamo amati e forse odiati,
non ti ho dedicato il mio suicidio,
ma parole che vibrano di verità viva.
Non salire sul podio
per tale orribile medaglia,
appendila dietro,
sotto alla maglia,
dove la terrai sempre e nessuno saprà,
a meno che tu non ti spogli.
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