Chi non si è mai mosso da qui

Una pubblicità sbiadita
mi ricorda come stavamo bene
quando eravamo poveri.
Io non sono d'accordo,
sono ingiustamente povero
ed ingiustamente infelice.
Quella pubblicità
la strapperei dalla parete,
se ci fosse,
la graffierei se avessi unghie.
La ignorerei se fossi ricco.
Mi fa più male di quanta non ne faccia
a un benpensante
il manifesto di una donna nuda
per vendere mutande e reggiseno.
O forse è un malpensante.
Nel corridoio
la solita coppia di amanti
cerca il fotografo discreto
per farsi foto nudi,
ma la porta dello studio è murata da anni.
Contro gli intrusi
e gli astrusi,
troppi.
Neppure il cartello
-non torno più-
li convince,
ripasseranno,
chiederanno di nuovo
-ma dove è andato, ma quando torna? -
Il giovane magistrato
che gioca a morra cinese con la mia mano
mi ha dato il suo numero privato,
di me si fida,
lo faccio vincere sempre.
Della giustizia forse ancora non si fida,
ma non si pronuncia.
Un ben informato gli ha detto che è in aria di carriera,
è – all'occhio di qualcuno-.
Il potente del momento lo chiamerà per conoscerlo,
se gli durerà abbastanza il momento,
altrimenti lo chiamerà il nuovo potente,
si rubano sempre le agende
con i numeri importanti.
In fondo al corridoio
comincia il primo piano.
Sull'unico campanello
c'è il nome di una persona nuova,
è scritto a matita
ed in fretta,
un nome da povero,
starà qui poco,
un nuovo inquilino di passaggio,
certo straniero,
come è straniero
chiunque sia nato a più di cento metri da te,
lo dice la legge,
quella del condominio stato.
Salgo ai piani di sopra
per il mio bisogno d'aria
e di panorama,
di puzzo d'altura.
Ma dal secondo piano
con oggi
finisce il palazzo.
All'insaputa di tutti
hanno demolito per mancanza di inquilini,
ed hanno chiuso l'aria
tolto la luce,
disdetto il contratto con la – cielo energia spa. -
Respiro a fatica,
un'altra fatica.
Sono in piedi da ore.
Anche oggi il potere si è fatto sentire,
giusto per far sapere che c'è.
Anch'io
ho diritto di essere messo al corrente del niente.
Ma il popolo degli altri,
non quello dei miei,
passa ormai il suo tempo
solo per arrivare a fine giornata
e dire che anche stasera è vivo
e fare - tiè – con la bocca
mentre si sente il rumore della mano destra
che batte sull'avambraccio sinistro teso.
I più prudenti aggiungono un
-per oggi-
perché non si sa mai.
Intanto dai mucchi di sassi dei piani tagliati
lasciati in attesa del loro funerale
spunta il piede di un - rimasto sotto-
Riconosco la scarpa
era l'inquilino moroso dell'ultimo piano
viveva sul tetto,
ha fatto la fine cercata.
Va bene così.
Il mio amico giudice non può fare niente per lui
ne per me,
ma fa molto per se.
Dovrò stare attento
nel giocare a morra cinese con lui
a fare il gesto del sasso.
Composta lunedì 26 agosto 2013

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