Descrivimi l'inverno dell'anima,
i singhiozzi della nebbia,
gli schiaffi del vento.
Con questo silenzio di cui mi dipingo le labbra e che cola fuori lacrime, inumidendo le angosce ed i tormenti.
Le tormente, fuori, le cime innevate dei polmoni, dentro.
Ed il freddo sfida il Tempo che sa solo rubare
come affetto da cleptomania.
Cede il passo,
cade sugli anni,
la cera si scioglie,
il cappio al collo,
il ceppo tagliato.
Non vedo angoli di paradiso
e molti angeli sono spalle al muro
con un'ala trafitta e ben piantata nell'intonaco,
scegliere di strapparsi e fuggire, mutilati,
in cerca di altri angeli con un'ala sola
o rimanere lì, crocefissi,
a preservare le piume che nessuno mai liscerà.
In fondo al viale,
tra i cancelli cigolanti,
i rami spogli,
il gelo e le ghiande,
io, mutilata,
ho incontrato te, mutilato.
E se ti mancheranno le parole per descrivermelo,
io te lo musicherò quest'inverno,
con i violini e le cetre
e le viole ed i gelsomini che, a dispetto,
san di primavera,
ad addolcire le tue amarene amare,
a sentire il tuo cuore che fa più cuore col mio,
trattenerci con la ricerca ossessiva dei baci,
mentre ci sbilanciamo sui precipizi.
E lasceremo le paure a far mucchio di niente,
ché niente sono loro,
se non per star lì, sullo sfondo,
in bassorilievo.
Anche le pietre hanno cambiato posto
per lasciare più spazio alle nostre ombre,
adesso, unite.
- dita pudiche -
- capricci osceni -
Sei un uomo solo,
ma sento dieci bocche e venti braccia.
Stringimi più forte, ché l'inverno è freddo.
Spiove.
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