la casa della stanza murata
Speriamo solo di non continuare
ad avercela cosi tanto con noi stessi.
Quando non ci basterà più il vino,
come non ci sono bastate le erbe prima,
a cosa ricorreremo.
Alle risse tra di noi
coi coltelli delle cene,
sporchi di carne infilzata,
alla testa sbattuta forte sulla pietra
per fare uscire il nulla,
ad una stupida tardiva vocazione
che ci illuda di avere cento guance ancora da mostrare,
da porgere,
o alla solita serata di parole,
i "ti ricordi"
"mi ricordo"
i "ma lasciamo stare",
col solito finale:
"dai passami il bicchiere".
Dalle risse di piazza
a quelle da pollaio.
E quando i mitra appoggiati al muro
di quella stanza che nessuno rammenta più
ci odieranno
per esser stati presi una sola volta in mano
e mille volte in giro,
e le bandiere
con i colori dell'allora saranno stracci
per ripulire casa e non la società,
chi sa che cosa penseremo delle rivoluzioni
che ci hanno messo in testa
ed anche nel didietro.
In un raro momento
di libertà di mente
ci accorgeremo quanto si sta bene soli
senza compagni o camerati,
senza ideologie.
E sarà d'obbligo evitare per un po' gli specchi
che impietosamente ci direbbero
che tutto questo
l'abbiamo capito troppo tardi,
e forse non del tutto,
e siamo vecchi.
Ma che triste sensazione
se quando metteremo il naso fuori,
magari per comprarci l'ennesimo quartino (di vino)
ci rivedremo in qualche matto che urla in giro o sventola bandiere che diventeranno straccio,
o tiene il mitra nascosto sotto il braccio.
Uno di quei mitra anche lui fra un po' ridotto a ferro vecchio
ed appoggiato al muro,
ma in casa d'altri.
Il muro,
l'unico nel tempo
ad essere rimasto duro e puro.
Composta mercoledì 11 giugno 2014
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