Mando via chi odia la mia notte infinita
rifuggo io stessa
calpesto le orbite di chi mi cerca la luce
tagliandomi a metà in cerca di
soffi
spiragli
spifferi
ché non s'addomestica la mia natura
non si domina
la si abbraccia in manto
guaina a fasciarmi
diventarmi artiglio
e smembrarmi
separarmi il dolore dal dolore
a farne due
risiedermi
tra le ossa e la carne
e tu
appollaiato
sulle croste.
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