Non c'è una regola.
È tutta una "combriccola",
un disegnare, con un dito, il cielo,
un inseguire, con gli occhi, un aquilone,
un inciampare e conoscere la paura
per imparare a trovare, poi, il coraggio di rialzarsi.
E si inizia a capire.
E si inizia a ragionare.
E si inizia fino a quando non si vuol più ragionare.
Non c'è una regola
per perdersi tra le stelle
o per ascoltare il mare
o per stare, soli, con la fronte poggiata alla finestra
per, poi, aprir le braccia
e simulare la libertà di un gabbiano.
No! Non c'è una regola
per piangere forte (ma forte)
contro l'amore
e, quasi nell'immediatezza,
abbracciarne il favore.
Inviarsi un "vaffanculo",
trascinarsi dopo un pugno,
accasciarsi per una morte,
"pagare" con la vita.
Non c'è una regola
per capire che non ci sono eroi
(o che non dovrebbero esserci degli eroi)
ma solo uomini e altri uomini
che si dicono
e, poi, si chiamano
che sia Repubblica
che sia Stato
che siano politici
che siano magistrati
che siano funzionari
che siano associazioni
anche di mafie
pur di massoneria
oppure di sport.
U o m i n i!
Non c'è una regola
per guardarsi negli occhi
- finanche allo specchio
da soli o in compagnia -
e sentire l'ebbrezza della vita
che è solo un attimo.
Solo un attimo.
C a x x o.
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