E torno,
torno alle tue mani,

al cappotto della veglia
e allo stile della tredicesima ( "... ti hanno
sfigurato, arso vivo, vero?" ), torno
all'industria delle pupille e delle asticelle
seminate nel buio, solo

a rischiarare una debolezza
fatta veste, o ticchettio di qualcosa di incandescente,
a scadere, a perdersi
nel marasma che si chiuderà
intorno a te, intorno a noi. Oltre tutto,

la tua radice è un'arteria temporale,
un pasto frugale
che acuisce le ultime moltitudini,

e poi, al mattino, ne sono iniettate
altre generazioni, altre cesure
sono già acqua,
già mente
la volontà che ti, ci esilia.
Composta giovedì 4 gennaio 2018

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