Scritta da: Vincenzo Cerrato
Successe ancora una volta.
Ritornai al giudizio del mio tribunale.
Reato e grazia lo stesso movente.
Quando mi interrogarono io non parlai
restai a guardarli e non dissi una parola.
Non mossi un centimetro della mia pelle.
Vennero due guardie che iniziarono a cercarmi le parole
in bocca,
giù per l'esofago fino allo stomaco.
A parte il fastidio delle loro mani, non provavo niente.
Rabbia, dolore, mancanza.
O forse le provavo tutte e altre mille sensazioni
ma non lo davo a vedere.
La corte non lo doveva sapere.
Io non lo dovevo sapere
Non lo volevo sapere.
Nonostante il loro rovistare
non riuscirono a trarre niente dalla mia bocca,
tantomeno dalle mie viscere,
mi diedero non so quanti fogli bianchi con altrettante penne.
Mi dissero che se non parlavo, almeno avrei potuto scrivere,
volevano che mi difendessi,
avrebbero voluto che dicessi o scrivessi qualcosa
per poter decidere la pena o l'assoluzione.
Li guardai.
Guardai il tavolo e le armi con le quali avrei dovuto uccidere i fogli.
Poi, come in un'azione di collaborazione, tesi le mani sul banco.
Spezzai tutte le penne
ma l'inchiostro mi uscì dal naso.
Composta venerdì 17 agosto 2018

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