Un bosco da attraversare
Come un puledrino era quel bambino
che così tanto mattacchiava e
scorrazzava per come era birichino.
Ma poi fosco è diventato quando da
solo col mondo s'è misurato (da
adolescente o come adulto). Infatti
il suo galoppo dentro un bosco l'ha
portato (mistero del vivere), pien di
ostacoli che a evitarli tutti c'era da
fare, a dir poco, dei miracoli. Ma lui,
tosto fin da piccino, e anche un po'
briccone, siccome era rimasto dentro
un mattacchione, si convinse più che
mai che non la forza bruta ma il
pensiero poteva dar la soluzione a
dipanare l'intrico di una così fitta
vegetazione. E capì che lì poteva sol
quell'armoniosa vibrazione (linguaggio
neuronale) che nell'intelligenza trova la
massima espressione. Così quella
apriva piste (soluzioni) ove e come
prima non s'erano mai viste. Le entrate
e le uscite ora eran chiare ovunque si
volesse andare e pure l'avventura non
faceva paura perché seguiva lì sempre
la stessa orditura (struttura) che
aveva la natura (un certo ordine, le
regole). E anche quando ti perdevi
trovavi sempre una sboccatura, una
via sicura, e a volte una apertura che
si apriva verso nuovi orizzonti nella
radura. E qui si potrà dire che le
relazioni son da costruire nel
discernimento di chi pone l'obiettività
come fondamento, che non travisa le
cose, ma vede pure le spine nelle rose.
Così il buono e le insidie son da
riconoscer nelle tortuose vie (vicende,
esperienze) e, senza rimaner indietro,
nelle retrovie, dar piuttosto carica alle
batterie (darsi coraggio) e, semmai
possibile, domesticar la vita con le
sue follie per non cader mai nelle
tanto rovinose sue ipocondrie
(tristezza, sconforto, malinconia).
Composta lunedì 15 aprile 2019
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