L'ultima notte di Valpurga
Il cane storpio vagava.
Nel posto della birra.
Alcolica. Sputava gli odori
di piscio.
Scioglievi il fuoco
al camino grande oltre
la volta
degli oceani aerati.
E l'aquilone volava
immobile nella mente.
Ho odiato sedurmi
solo. Un avvoltoio rapace.
Che imprigiona gli occhi.
Fuggenti nelle mani
grinze.
Il nero manto.
Di cervo morto.
E la figura dell'uomo
barbuto passava incessante.
Procrastinando un
mezzo litro di pizza.
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un filo spinato che avvolge
la croce e tu nuda
pozzanghera imbratti.
La rosa di malta viva.
Ma ora si posa.
La bara volante e anziana al cuore
lo anima all'idea dell'amore.
Mai ho amato un cadavere esangue
mai una bocca di
rosa metallo
mai fu deserto
nel mare stellato.
Mai un dì morire
colto nel fiato.
E dormire leggiadro nelle
coltri di neve.
E salire notturno nei battiti
ciechi. Croci
di un profondo
tormento... lì lo sguardo (indifferente)
bruciava i pezzi di
nero di un carbone
d'amico.
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