Autunno
Odo il celeste lamentar
e degl'esser d'ebano l'aspro gracidar.
Delle vigne ottobrine il dolce sentor,
delle foglie defunte i vividi color.
Del sole facente capolino tra i d'oro filar,
ed il suo tramonto ch'induce ad amar.
Odo il pungente frescore, è arrivato,
rimembro di tepor ormai passato.
Riaffiora or què cupa atmosfera,
di gioia assopita e speranza leggera.
E d'uva violetta il dolce sapor,
le delicate rondini in cerca di calor.
Di crisantemi e castagne, l'autunno è amico,
"Son buon frutto, mangiami, ti dico!".
Di cieli rattristi, privi d'amor e ristoro,
riflessi ormai son ricordi: un tesoro!
Ricordi d'amici, di mare d'estate,
di calde, lunghe e felici giornate.
E d'aria, di fresca acqua lavata
Non resta ora che scia sfocata.
Di nebbia, foschìa, di vapor tenebrosi,
restan cieli blandi e timorosi.
Dè giganti son via i regal vestiti,
dall'estate, dal vento, strappati, rapiti.
E ora, spogli, sono in attesa,
di fredda neve che li ricopra, immensa.
Son morti, è l'ultima sera
e torneranno in primavera,
portando fiori, foglie e frutti,
per risvegliare la gioia di tutti.
E rallegrare umori e menti,
ma per adesso si è un po' spenti.
Fan parer la tristezza di meno,
i vivaci tappeti d'arcobaleno.
D'aspetto misterioso, di volto audace,
cupo, duro, che non trova mai pace.
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