Ai normali
Sto lavorando con delle persone chiamate "pazze", persone che vengono derise dalla comunità.
Sto lavorando a stretto contatto con persone che vedono cose che nella realtà non esistono, che hanno tentato di uccidere loro stessi e gli altri per la bugia della loro mente.
Sto lavorando con loro e ogni giorno mi domando: qual è il confine tra loro e me! Dov'è che finisce la normalità e inizia la pazzia?
Cos'è accaduto alla loro anima per arrivare a ciò?
C'era un ragazzo, mi ha guardata e nei suoi occhi ho visto il mondo, autistico e tanto altro quel ragazzo conosceva il mondo più di quanto lo conosca io; e so il perché... perché lui lo brama, lui vuole conoscerlo, e io che posso non lo osservo, lo do per scontato. Noi non siamo più abituati ad aprire la nostra anima alla vita, ad apprezzarla. Ho sentito le loro storie di vita e ho imparato che sono state le persone che chiamiamo normali a rendere loro malati, è stata la crudeltà nostra ad aver obbligato la loro mente a contorcersi per difesa.
Sto lavorando con persone che chiamiamo pazzi solo perché cercano amore e protezione come le altre persone.
Allora perché li chiamiamo così? Io lo so, perché cercano amore e protezione da noi che, ormai, siamo aridi dentro.
Composta martedì 26 gennaio 2010
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