Voglio dirti gli ultimi versi
ora che un nuovo amore ti accende
e che questa primavera ti allontana da me
per sempre con il grido di una rondine.
Un cuore di poeta a un cuore di poeta.
Voglio dirti, che ancora sogno
un bambino sdentato che mi sorride
sulle ginocchia.
Ma la mia sedia è vecchia,
la mia stanza troppo vuota e
nemmeno un raggio di sole
filtra dalle finestre.
Questo bambino ride in ombra
a una madre cieca.
Perché come Psiche, tracciai nel buio
i contorni del tuo viso ma non fui paga,
e volli vedere l'amore.
Ma lo scotto per troppo desiderio
fu una meraviglia da deliquio, una lacrima
di candela, l'amore ferito e offeso, e
una freccia conficcata nelle pupille.
Come farò, senza rivedere i tuoi occhi?
Voglio dirti, che quando il glicine
si piega sotto la sua cascata di fiori,
io penso al tuo corpo gravido di dolcezza,
pesante come un grappolo d'uva dalla vite.
Ho vendemmiato i tuoi pensieri con vergini mani,
assaporato le tue parole, che erano canti,
in ascolti pieni di silenzi adoranti.
Così, in qualche modo, ti ho avuto.
Voglio dirti, che come un lombrico,
hai scavato un cunicolo profondo
nell'anima perché il vento potesse
suonarci attraverso; mi hai reso flauto
delle tue melodie.
Vedi, nasciamo nudi e quando moriamo,
siamo pieni di vesti.
Si preoccupano costantemente di vestirsi,
ma io voglio vivere e morire come sono nata: nuda.
Tu mi hai spogliata di difese inutili, esposta
al freddo della verità che ci assidera le mani:
siamo esseri fragili.
Perciò, voglio dirti grazie negli ultimi versi
ora che un nuovo amore ti accende e
che questa primavera ti allontana da me per sempre
con il grido di una rondine.
Non dirmi di essere serena.
Ora voglio solo disperdermi nell'aria
con il fumo di una sigaretta.
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