Siedo ora come sedevo un tempo,
calato al centro di uno stuolo
di umide terre ancora dormienti.
Siedo in questo inverno morente
ma già si avverte l'invadente imporsi
di un sole libero e fiero, sfacciato ed ingiusto.
Sole che ancora non mi trova al mio posto,
pronto ad accoglierlo degnamente,
a ricambiargli il sorriso.
Vedo e tocco il lento ridestarsi
d'una nuova primavera
che col sole mi danza attorno
quasi a volermi schernire.
Accompagno con occhi dolenti
l'aggraziato e naturale arrendersi di inanimate vite
al ridente scorrere delle stagioni.
Siedo a scruto lontano dal mio letto
improvvisato di foglie e terra...
passeggio tra ramoscelli sparsi
alieno a questo sottile, accennato splendore.
Osservo con sgomento d'innanzi a me
il fluire spento di un ruscello diventato stagno.
D'un ruscello che col suo immobile scorrere
trascina via con se i contorni dell'immagine mia riflessa.
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