La nave
Nell'abbraccio di un'isola senza nome
resta la mia nave ferma senza tempo.
Il sole batte sul pontile, il vento accarezza
le spesse ritorte.
Non so, se i Lestrigoni
verranno ad annusare l'odore del legno
che ha messo radici, non so, se il ciclope
sfonderà con un masso le vele indurite dalla
salsedine.
Non so, se dai boschi di timo, Odisseo
vestito di pelle, correrà con le pecore rubate
a sfidare le onde, a forgiare la cera, a sognare
Itaca dall'albero maestro.
Nell'abbraccio di un'isola senza nome
resta la mia nave ferma senza tempo con
mille anfore di sabbia e mille statue
monche.
Ma nella solitudine di effigi senza nome
che non sanno parlare, una ninfa scalza
danza come un uccello e canta
in aliti di ginestre e di viole.
Le anfore si spaccano, scivola la sabbia,
trasudano miele tutte le statue.
Eppure la mia nave resta immobile
nell'abbraccio di un'isola senza nome.
E non so, né ho mai saputo, se è forse tornata
da un lungo viaggio oppure non è mai neanche
partita.
Composta lunedì 10 maggio 2010
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