I ricordi
C'è chi dice che il passato
è passato e non si può
cambiare.
Restano però i ricordi,
e quelli sono belli
e sono tristi,
ma sono noi,
sono la nostra vita.
Così, ogni tanto, è come
affacciarsi alla finestra,
scostare quelle foglie
che danno fastidio,
e guardare lontano
verso quello che è stato:
"È nato, è nato,"
che festa quel giorno,
era la festa della mamma;
certo, a me l'hanno raccontato,
perché, anche se sono stato
il festeggiato, non mi ricordo
proprio niente di questo "primo ricordo".
È già; questo mi riporta,
almeno nel ricordo,
in braccio a Lei che non c'è più;
e per questo i ricordi
sono tristi e sono belli.
Belli come la spensieratezza,
la felicità di quando ti
facevano un regalo, anche il più piccolo.
E già in quei momenti, mi ricordo che
qualcuno mi diceva "beato te"
"goditi l'infanzia, che poi verranno
i momenti tristi".
Solo più tardi l'ho capita questa frase.
E che belli i ricordi dei primi
anni di scuola, delle prime amicizie,
degli scherzi e delle corse in bicicletta.
Poi mi rivedo ragazzo, i primi peli
in faccia, i primi amori, la prima
macchina, quella di papà.
Ora sembra come una nebbia,
perché, dopo gli anni della scuola,
riesco a vedere solo il giorno
delle nozze e quello della nascita
di Anna, fra i ricordi belli,
e quel primo marzo,
il ricordo più triste.
Ma adesso mi volto dall'altra
parte, cercando di immaginare
come sarà il futuro.
Ed è come se fosse caduto un sasso
nell'acqua e l'immagine è distorta
dai cerchi che si rincorrono
e si allargano
e, dietro quei cerchi,
corrono i miei pensieri.
Per sapere cosa sarà,
fra quarant'anni,
mi affaccerò di nuovo alla finestra.
Composta lunedì 13 maggio 2002
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