La stoltezza
Sol d'amarezza abbonda l'esistenza
giacché ogni dì travalica in sconvenienza,
il tuo distacco, la tua alterigia
dogliosa rendemi l'alma e molto bigia.
Io ti perdono per le offese avute
E tante, tante n, ho dimenticate
Ma l'alma in duolo tutta, tutta brucia
E pace non si dà per la persa fiducia.
Soltanto il tempo ch'è maestro in tutto
Cancellare può del male il nato frutto
All'anima donando la perduta pace
E facendo sì che finalmente tace.
La mente si domanda e non risponde,
si sforza, si contorce e non comprende
qual è il motivo di tale noncuranza
allo troncare della gran buon'usanza.
Il filo che ci unisce resta sottile
Forte, però, dello stesso ovile
Ove restammo cellule viventi,
embrioni e, indi, feti palpitanti.
Mai zuffa fu, mai paroloni furo,
affetti ci avvolgeva vero e puro
quando raccolti accanto al focolare
le fiabe si restava ad ascoltare.
Di botto, al male forte t'aggrappasti
E dal bene con furia ti scostasti
Donando all'infestante erba ristoro
Preferendola al sempre verde alloro.
L'esempio di Giuda a fondo seguitasti
Svendendomi come fece egli di Cristo.
Fu vile egli per pochi sporchi denari
Tu, corrosa dal verme degl'avari.
Se alcuno ti domanda di tale scenario
Rispondi che regista sei di tal calvario
E ribadisci essere causa prima
e degl'intrighi e della persa stima.
Se, poi, tincalza per la stolidezza
Rispondi: Causa ricamo è su una pezza.
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