La forza dell'amore
Quando ch'avvenne ch'eri nel patibolo
e più da presso starti ti dovevo
fu allora che caddi da sul trampolo,
forza non ebbi e al male soggiacevo.
Pur negli sforzi che mal custodivo
cercavo apparire quieto e disteso
ma dolce, più sovente, la tua voce udivo
che mi spronava ad essere men teso.
Tu domandavi, quasi non sentivo,
con gli occhi m'imploravi: Io fremevo,
volevo in quei momenti esser non vivo;
in cuore avevo te e te vedevo
nel grand'affetto che per te portavo.
Un attimo e spariva il delirio,
per poco, quasi, calmo ritornavo
e s'imponeva d'abbraccio il desiderio.
Ma nel cercare di formular lo slancio
l'incubo dentro al cuor rigenerava,
l'animo ribolliva, mi bloccava
e nel dispero ancor lo trainava.
Nell'impotenza a discostar pensiero
dentro qualcosa mi struggeva il cuore
e nella finzione e non nel vero
sforzo teneva a dimostrare amore.
Vero quel sentimento sincero e puro
fu lo supporto a ritrovar la via
a rivedere nel venir futuro
quant'ancor dolce il vivere dolce sia
e la cagione ch'era del malore
fu pian pianino a margine riposta
e l'amore il posto prese al dolore
donando al male, indi, ferma risposta.
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