Non voglio mai più che il tuo nome mi affiori alle labbra.
Non voglio più masticare aria gelida tra i denti.
Per molte albe piene di speranza, ho costruito sulla sabbia
una piccola casa intrecciando ghirlande di canti, ho raccolto
conchiglie, ne ho fatto sentiero per il tuo passo di luce.
Poi il cielo, diventato grigio, ha soffiato i suoi venti di
tempesta e la furia del mare ha disperso ogni cosa.
La sciabola del fulmine ha mozzato la mia testa e
pur sballottata dalle onde e sporcata dalle alghe, lo
spirito che informa la terra gonfia la lingua in una vela
di canto per il pianto di tutte le stelle della notte.
Non voglio mai più che il tuo nome mi affiori alle labbra
come una delicata ninfea a pelo d'acqua.
Non voglio che nessuna libellula ti porti mai sulle ali
a comprendere, in un tremito improvviso, il purissimo
mistero della lacrima ardente di un uomo innamorato.
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