Che cosa ancora?
Non potevano bastare quelle lacrime bloccate
dalla vergogna amara del non sentire niente;
non bastava certamente quell'angoscia e quel dolore
per i quali cerchi un alibi e ne trovi poi un milione,
ed altre mille false scuse da non credere più a nulla.
Non può bastar davvero questo senso di impotenza
questo vuoto che t'aiuta neanche prendere coscienza
dell'attaccamento al male, la ricerca d'un malore
un buon motivo per morire tra la rabbia e il non-sudore.
Ci voleva senza dubbio questo tumido torpore,
questo tiepido calore, questo torbido rumore
di treno che rinforza e adesso svelto fila
sul mare dei giorni d'oggi senza sale né onde,
senza iceberg o punte profonde
profuse tra l'amarezza dolce d'una stupida poesiola
e la valanga triste della neve in questa scuola.
Composta venerdì 24 giugno 2005
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