Tu tronco noi rami
Colpire l'uscio, legno scuro.
Campanello impolverato.
Infinità ultraterrena.
Inconsueto, nel silenzio notturno.
Luci, placcate.
Ammirevole si divincola con onde sollevate.
Flutti che si sbriciolano, sui ciottoli.
Ti denigrano.
T'infliggono, la scomunica.
Ardiscono, lemmi avventati.
Esortandosi di sorreggere, sguarniti della tua conoscenza.
Governa le loro anime.
Ti percepisco disteso
sulla battigia della costa.
Massa di un reduce, occhi vaghi,
grinze che l'assediano.
Sguardo affranto
Chioma argentea diradata.
Spinge la frescura.
Bastoncello deteriorato
Scribacchia un nome sulla rena innaffiata.
Sparge sorsi di lacrime.
Osserva il nome scalfito nella rena.
Rammarico nello scorgerle disperse dalle acque.
Sfiorito, nessun ricerca. Nessun confida.
Ha incoraggiato. Ha incitato i nostri palpiti.
Albergando in ogni territorio ed epoca.
Tormentato, è salpato.
L'ultimo biglietto del battello.
Che sia lodato e premiato.
Sia in ogni materia dell'infinito.
Viva sulle labbra dello sconfinato.
Nei flussi dell'immensità.
Nello scintillio delle comete.
Lacrime e gioie.
Contese e battaglie.
Disfatte e trionfi.
Avanza si eleva dalla riva.
Scaglia il tralcio nella linfa.
Segue i passi, giunge.
Dispone la via.
Le rugosità sorgono placate.
Occhi bruciano di fuochi.
Non dona le armi all'ostile.
Nessuna rinuncia nessuna resa.
Guerriero e vittorioso.
La nave aspetta.
Non si abbandona.
Cardini di una stessa sostanza.
Fronde rianimate di sogni.
Tu tronco.
Noi rami.
Composta venerdì 9 dicembre 2011
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